Le sale della Biblioteca comunale di Santa Lucia del Mela hanno ospitato la consegna formale di un manoscritto settecentesco incentrato sulla costruzione e sulla gestione dell’antico Seminario annesso al Santuario della Madonna della Neve.

Un prezioso reperto donato alla collettività dal medico romano Roberto Formigari, discendente delle aristocratiche famiglie luciesi Grazia e Basile.

Il sindaco Sciotto ha manifestato a nome della comunità luciese «infinita gratitudine per questa generosa quanto preziosa donazione, che non solo arricchisce il già cospicuo patrimonio archivistico di S. Lucia del Mela, ma che documenta nel contempo alcune inedite vicissitudini edilizie del Castello, il più importante bene architettonico del territorio comunale, adibito a Santuario negli anni Settanta del Seicento».

Durante la breve cerimonia, cui hanno preso parte anche la moglie del dottor Formigari, l’assessore Benedetto Merulla e la responsabile della Biblioteca comunale, è stata consegnata pure la digitalizzazione del manoscritto, voluta dal donante allo scopo di creare una copia di sicurezza dello stesso ed agevolarne soprattutto una più ampia fruizione da parte di studenti e studiosi.

Non è mancata una breve presentazione del reperto archivistico, un registro contabile di entrate ed uscite (“libro d’introito ed esito”) compilato dal reverendo Tiburzio Grazia a partire dall’ottobre 1700. Sfogliando il manoscritto ci si imbatte nei diversi lavori edili appaltati nel biennio 1700 e 1701 per realizzare i dormitori, il refettorio e la cucina del Seminario all’interno dell’antico Castello di S. Lucia, lavori ulteriormente ritoccati nel 1750 su progetto dell’architetto palermitano Paolo Girgenti.

Documentate anche le forniture quotidiane per il vitto e l’alloggio di “alunni e convittori”, dagli approvvigionamenti di «formento da Termini e Girgenti», poi «panizzato dal panittiero Paolo Mangiapani», a quelli di «riso di Milazzo, virmicelli di Bauso e maccharronelli di Catania». Ed ancora ricotta, «formagio maiorchino e formagio bianco delli montagni». Frequenti le forniture di «carni di porco, carni di crasto, carni di bove e carni di vitella»: proprio in quegli anni si otteneva licenza dall’Arcivescovo di Messina Migliazzo per macellare i vitelli all’interno dello stesso Seminario. Ai tavolacci del refettorio veniva servito anche il pesce: «tunnina, saraghi e pesce palamito». Nel periodo estivo non mancavano poi le forniture di “balle di neve”, forse impiegate per la produzione dei sorbetti. Le annotazioni contabili registrano anche i momenti di svago, come le spese erogate affinché gli alunni potessero «andare alla marina a spasso», e persino i sei tarì destinati alla «compra di questo libro presente per registro».