A chiamare la polizia sono stati alcuni amici dei due ragazzi, insospettiti perché nessuno dei due rispondeva al telefono. Lei aveva vent’anni, compiuti a luglio, lui 25. Nino Calabrò e Francesca Di Dio sono stati trovati morti in Inghilterra, due giorni fa alle 14.10, nella loro casa di Thornaby, sulla riva ovest del fiume Tess, nella contea dello Yorkshire.  La polizia ha fermato un ragazzo italiano, suo coinquilino, in attesa di chiarire la sua posizione. I due giovani sarebbero stati colpiti in maniera mortale con una mazza.

Nino Calabrò si era diplomato nel 2016 in meccatronica all’istituto industriale di Milazzo. Praticava judo ed era appassionato di rugby, ha giocato come mediano nelle Aquile del Tirreno. Dopo il diploma ha comunicato al papà finanziere Salvatore, a mamma Salvina, nota per l’opera di volontariato alla Parrocchia di San Rocco di Barcellona, e alla sorella Alessandra, studentessa diciottenne del liceo Medi del Longano, di voler frequentare a Catania un corso per croupier, grazie al quale ha presto trovato lavoro sulle navi da crociera. Aveva così lasciato il posto di pizzaiolo in un locale, per imbarcarsi sulle navi. Quattro anni  anni fa si è trasferito in Gran Bretagna e da tre lavorava al Grosvenor Casino di Stockton-on-Tees, una città di 80 mila abitanti a nordovest di Thornaby.

Sulla pagina Facebook del giovane è segnato, in data 27 settembre 2019, l’inizio del fidanzamento con Francesca Di Dio. La ragazza viveva con la famiglia a Montagnareale, aveva studiato all’istituto d’arte, poi – lasciati gli studi – si era iscritta a un corso da estetista. Per le festività natalizie aveva chiesto alla fidanzata di raggiungerlo. Non era la prima volta che lo raggiungeva per stare insieme, l’intento era di trasferirsi stabilmente. 

In un filmato del 7 dicembre i due fidanzati si riprendono insieme mentre sorseggiano una birra nel pub The Thomas Sheraton della cittadina: scherzano e fanno l’occhiolino verso l’obiettivo. È il loro ultimo post su Facebook.

La famiglia è già in Inghilterra, accompagnata dai funzionari del Consolato italiano.