Case d’appuntamento a Milazzo, ecco come funzionavano e chi ci guadagnava 23 Febbraio 2022 Cronaca 10 Commenti La più gettonata era quella aperta nella Salita San Francesco, a due passi dal santuario dedicato al patrono dei marinai, ma ce n’erano anche anche in via Marinaio d’Italia, in via Tukery, in via Nazionale ad Olivarella. La prostituzione a Milazzo sembra essere una miniera d’oro, al punto che fino al 2021 sarebbero state attive contemporaneamente fino a quindici case di piacere. A frequentarla clienti provenienti dal comprensorio e turisti durante la stagione estiva. Secondo quanto si è appurato durate le indagini portate avanti dalla Procura antimafia di Messina che hanno portato al maxi blitz di ieri con l’applicazione di 86 misure cautelari distribuite in tre ordinanze (i reati spaziano dal racket, allo spaccio, alla gestione del servizio di sicurezza nei locali di Milazzo LEGGI QUI) il business delle case d’appuntamenti veniva gestito dal clan barcellonese che faceva capo a Carmelo Vito Foti (arrestato ieri). Uno dei riferimenti in loco era Antonino Mazzeo detto “il coccodrillo” che aveva più volte chiesto di avere affidato in regime di monopolio il mercato con la benedizione del clan. In ogni caso Foti lo avrebbe anche agevolato non consentendo ad altri soggetti di svolgere la medesima attività. Secondo le accuse che si dovranno confermare in sede dibattimentale tra il febbraio 2019 e il febbraio 2021 c’era una vera associazione criminale che gestiva alcune delle case d’appuntamento più note in grado di fornire non solo donne ma anche trans. Coinvolti nell’inchiesta sono Antonino Mazzeo e la moglie Aldenice Santos Cardoso (entrambi arrestati ieri) ritenuti i promotori che reperivano e gestivano le ragazze che si prostituivano per lo più di nazionalità sudamericana. Ottenevano parte del denaro ricavato dalle escort (circa 40 euro il costo di una prestazione), stabilivano l’ammontare del canone di affitto dei locali che avrebbero dovuto corrispondere le prostitute (80 euro al giorno), curavano tutti gli aspetti necessari al regolare svolgimento della lucrosa attività. A reperire gli appartamenti sarebbe stato l’agente immobiliare Massimo Abbriano (agli arresti domiciliari) accusato di individuare tramite la sua società i locali a Milazzo e San Filippo del Mela tramite contratti di comodato d’uso per non dare nell’occhio ed evitare rapporti diretti con i proprietari. Gli autisti Youness Marouane, Stefana De Luca, Pietro Guerriera e Stefano Bartuccio, (tutti agli arresti domiciliari) secondo l’accusa, nella qualità di partecipi all’associazione, curavano la logistica, gli spostamenti delle ragazze, “ben consapevoli di quale fosse l’oggetto delle loro prestazioni, nonché ponevano in essere altre condotte finalizzate ad agevolare l’attività di prostituzione”. Marouane, in virtù di un rapporto fiduciario con Mazzeo aveva anche il compito di custodire le chiavi degli appartamenti utilizzati dall’organizzazione. Guerriera – si legge negli atti processuali – si occupava di aprire le abitazioni in cui conduceva le ragazze, nonché offriva la propria disponibilità a Mazzeo a reperire abitazioni; Bartuccio era incaricato da Mazzeo di rifornire di bottiglie d’acqua un’abitazione utilizzata per la prostituzione e di ritirare le chiavi di un appartamento appena lasciato da una ragazza del giro. Enrico Albergo (arresti domiciliari) curava la sistemazione di alcune prostitute ed interveniva per risolvere problematiche con i clienti; Davide Canevari e Natale Morasca (entrambi agli arresti domiciliari) “cedevano in locazione immobili di loro proprietà a favore dell’organizzazione, ad un prezzo nettamente superiore a quello di mercato e con la piena consapevolezza che al loro interno sarebbe stata esercitata l’attività di prostituzione”, ritengono gli inquirenti. Si parla anche di mille euro al mese al posto di poche centinaia. DIETRO LE QUINTE. Facendo ricorso ad un linguaggio criptico Mazzeo ad un amico che cercava “compagnia” rispondeva che c’era un “pizzaiolo” molto bravo (“visto che mi stai chiedendo ti dico che sei molto fortunato, non sempre c’è pizza buona, lo sai, no? C’è un pizzaiolo che fa la pizza troppo, ma troppo buona, ne fa due tipi di pizza, una meglio dell’altra, non so qual è meglio”). Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 23.119 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT