LA STORIA. Il suo idolo era (ed è) Andrea Lo Cicero, recordman della nazionale di Rugby. Oggi in apertura della sua pagina facebook ha una raffigurazione di Papa Francesco nelle vesti di un supereroe. Due “vocazioni” quelle di Fra Giuseppe Laganà, 26 anni, una infanzia trascorsa in Germania assieme ai genitori milazzesi, che per molti potrebbero essere un’antitesi, ma che in lui convivono e si stanno rivelando complementari. Fra Giuseppe, infatti, oltre a seguire il suo percorso di fede che lo porterà al sacerdozio all’interno dell’ordine dei Minimi, è un giocatore del Clan Catanzaro Rugby, team che milita in serie C1. A testimonialo il suo palmares clinico: rottura del legamento crociato anteriore, sub lussazione alla clavicola e frattura composta del setto nasale rutto di una testata a Messina durante selezioni per nazionale giovanile.

Fra Giuseppe Laganà

IL TALLONATORE. Fra Giuseppe la domenica, infatti, dopo la celebrazione eucaristica ripone per qualche ora l’abito religioso e si butta (con il ruolo di “tallonatore”) in violente mischie per conquistare una palla ovale con i colori del Catanzaro. Dalla sacrestia agli spogliatoi, il passo e più breve di quello che si possa pensare. «Ho cominciato a giocare a 13 anni al rientro a Milazzo dalla Germania – racconta Fra Giuseppe, ex alunno del tecnico commerciale Leonardo Da Vinci – mi ha avvicinato a questo gioco mio zio Massimo, che così ha cercato anche di farmi integrare. Nel corso della mia carriera ho preso parte alla rappresentativa regionale di rugby, al torneo Aldo Milani di Rovigo, sono stato convocato in serie B. Poi, però, è maturata la scelta vocazionale».

L’ANNUNCIO. Tra un allenamento e una meta, infatti, a farsi largo era una voce interiore. «La prima persona con cui mi sono confidato – rivela – è stato un sacerdote milazzese, padre Giuseppe Currò. Poi l’ho detto al mio compagno di banco Giovanni Buda una persona con cui ci siamo sempre sostenuti a vicenda specialmente nei momenti più difficili, e al mio amico Sergio Scibilia. In famiglia l’ho detto la sera prima della prima prova scritta della maturità. Mia madre era titubante, si è rassicurata la prima volta che è venuta al santuario dove mi ero trasferito». All’oscuro anche i compagni di squadra del Milazzo Rugby. Il primo a saperlo è stato l’allenatore Carmelo Mastroeni. Nel 2012 non è voluto mancare alla cerimonia della prima professione dei voti religiosi a Paterno Calabro. «Quando sono entrato in convento non ho più giocato – racconta il frate dell’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola – poi da frate, quando mi sono trasferito a Catanzaro, mi sono ritrovato il campo da rugby sotto casa e ho cominciato a fare un po’ di attività fisica. Piano piano con la dirigenza del Clan Catanzaro ho instaurato un rapporto di amicizia e di stima reciproca, così ho cominciato a giocare.

IL SEGRETO. Nessuno sapeva che ero un frate tranne l’allenatore e il presidente. Quando un giorno mi sono presentato con l’abito qualcuno non credeva ai suoi occhi», sorride. All’interno degli spogliatoi Fra Giuseppe non solo dispensa consigli tattici ai più giovani in quanto tra i giocatori più esperti, ma spesso si intrattiene a chiacchierare diventando il confessore di molti. «Talvolta, però, sono brusco, secondo me la terapia d’urto è la migliore – sostiene». Il frate gioca solo le partite casalinghe, non fa le trasferte perché la domenica in parrocchia ci sono impegni di comunità e non li vuole mancare. In campo si trasforma. «Quando gioco per gli avversari sono uno dei tanti, non mi presento con l’abito. Ma quando i miei compagni mi chiamano “fra Giuseppe” si stupiscono e nel corso del “terzo tempo”, quello dell’agape fraterna, mentre si mangia mi domandano della mia esperienza vocazionale. Nel campo, però, mi faccio rispettare come giocatore di rugby. Non rispondo mai alle provocazioni. Nel rugby il segreto è quello di replicare con i fatti: o una meta o un placcaggio fatto bene».

IL CONVEGNO. Il 9 aprile scorso il frate ha preso parte ad una conferenza dedicata alle scuole che aveva come tema “sport, chiesa e legalità”. «Lo sport, come sosteneva San Paolo, è esercizio sia fisico che spirituale. La chiesa non può che appoggiare quando si fa questo tipo di cammino». Fra Giuseppe Laganà ha sempre giocato per passione. «Non sono mai stato dietro a questioni di categorie, classifiche o punteggi. Ho sempre giocato facendo del mio meglio per essere utile alla squadra. Del rugby mi piacciono valori e principi sani anche se devo ammettere che quando militavo nell’under 18 vennero alcuni selezione dell’Arix Viadana, una delle squadre più importanti del campionato top ten di rugby, e cominciavo a credere nella possibilità di intraprendere la carriera sportiva. Le cose sono andate diversamente. Importante anche il derby contro la Amatori Messina».

(articolo già pubblicato dal settimanale CENTONOVE n. )