Il Comune di Milazzo non parteciperà alla manifestazione di Palermo promossa lunedi 5 maggio dall’Anci che vede in prima linea protestare diverse municipalità per i tagli che stanno provocando gravissimi problemi. La ragione la spiega il sindaco Carmelo Pino che continua a ribadire che «purtroppo il dissesto in attesa della pronuncia della Cassazione, resta l’unica soluzione – e non solo per Milazzo – per ripartire secondo quelle che sono le nuove regole di chi vuole oggi governare un Comune. Se oggi guardiamo il nostro Ente – prosegue Pino – ci accorgiamo che i precari vengono puntualmente retribuiti ogni mese, abbiamo approvato un bilancio stabilmente riequilibrato, che significa coerente al reale fabbisogno del Comune, garantiamo i servizi essenziali, paghiamo i fornitori così come vuole anche l’ultimo decreto Renzi. Ma per fare questo abbiamo dovuto compiere scelte coraggiose, ovvero togliere – e ciò può avvenire soltanto con la dichiarazione di dissesto – la zavorra dei debiti del passato che maturavano per gestioni diciamo poco oculate, anche se mi viene di usare il termine allegre, dei soldi pubblici. Si era creata una sorta di catena con l’amministratore in carica che come si dice dalle nostre parti “faceva politica”, spendeva molto e incassava poco finanziando sagre e manifestazioni e dando contributi e poi, solo se poteva, incassava dai contribuenti. E così non diventava impopolare. E non parlo solo di Milazzo, vista l’emergenza lanciata anche dall’Anci, era una consuetudine di quasi tutti i Comuni».

«Non spetta a me giudicare tali comportamenti – continua Pino –  ma quello che è grave e ritengo oggi sia la vera causa dei problemi di tutti i Comuni è non aver tenuto conto che col federalismo fiscale – attuato nella sua interezza o meno non ha importanza – tutto sarebbe cambiato per gli enti locali. Minori trasferimenti, necessità di contare soprattutto sulle risorse proprie, recupero dell’evasione fiscale sono messaggi che i governi nazionali e regionali lanciano già da diversi anni. Non è più tempo di assistenzialismo ma di scelte coraggiose e di amministratori che pensino ai reali e primari bisogni dei cittadini piuttosto che alle sagre ed ai divertimenti che non sono mancati anche nel recente passato e che hanno pesato in maniera forte sull’economia siciliana. C’è sempre un colpevole al piano di sopra ma non è questo che risolve i guai. Bisogna invece rimboccarsi le maniche e proporre ai cittadini modelli diversi di amministrare. I comuni erogano servizi essenziali e assistono le fasce deboli. Si può dire che negli anni è stato così? A Milazzo subito dopo l’insediamento, per un anno abbiamo tentato il risanamento ma ci siamo accorti che tutte le somme risparmiate e recuperate grazie ad una impopolare ma indispensabile lotta all’evasione sono stati assorbiti da interessi e spese legali e piccoli debiti contratti dal Comune crescevano all’infinito col passar degli anni, vanificando ogni tentativo di ripiano. Ecco quindi che sono state le stesse cifre ad acclarare il dissesto. A seguito dell’azzeramento – che non ha comportato conseguenze né per il personale (nessuna mobilità di dipendente) né per i cittadini (visto che tutti i Comuni hanno le tasse al massimo consentito) è stato possibile ripartire e attuare quel nuovo metodo di governo imposto dal federalismo. Un metodo sicuramente impopolare visto che non ti consente di erogare contributi, finanziare eventi, dare consulenze, ma invece pretendere l’equità fiscale. Metodo che però oggi rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza per un Ente locale. E se qualsiasi giudice dovesse revocare quella dichiarazione- conclude Pino – nulla cambierebbe; basta leggere la recente sentenza delle sezioni unite della Cassazione e quanto successivamente stabilito dalla Corte dei Conti. La dichiarazione di dissesto è per il Comune di Milazzo ormai ineludibile e, anzi, continuare a perdere tempo non fa altro che creare disagi e disservizi oltre che ai cittadini anche ai fornitori”.