LA POLEMICA. Da anni ricopre la carica di consigliere comunale, ma per quattro decenni ha portato avanti una avviata bottega di falegnameria. Oggi Franco Russo è stato costretto a chiudere l’attività soffocato dalla burocrazia. In una lettera aperta accusa la “politica” (di cui lui però è parte attiva) di non fare nulla per favorire l’artigianato e invoca i colleghi ad associarsi per fare sentire la loro voce. Ecco il testo:

Franco Russo

«Dopo 40 anni sono stato costretto a chiudere la mia bottega di falegnameria artigianale – scrive Russo –  Faccio appello alle istituzioni, nazionale, regionali e comunali affinché non facciano morire le piccole aziende. L’artigiano e la storia di un popolo la sua cultura e le sue tradizioni, la politica metta nelle condizioni le botteghe artigianali di resistere alla crisi che stiamo attraversando. Sono stato costretto a chiudere la mia falegnameria perché gli oneri sono diventati insostenibili quasi mille euro al mese di solo affitto di un immobile locato come deposito. Non ho potuto accedere ad un finanziamento artigianale perché non ha i requisiti urbanistici previsti dalla legge, mentre assistiamo alla svendita del centro mercantile realizzato con i soldi dei contribuenti e affittato a qualche euro al mq per poi essere subaffittato ad 8/10 euro. Amici artigiani costituitevi in associazione o consorzi fate sentire la vostra voce perché in tanti è più facile ottenere dei vantaggi per le vostre categoria sperando che nel nuovo strumento urbanistico ci sia spazio per le attività artigianali come in tanti paesi limitrofi. Non facciamo scomparire le botteghe artigiane, non serve finanziare le grosse aziende che poi fanno ricorso agli ammortizzatori sociali, un piccolo artigiano da lavoro e pane ad almeno altre due famiglie», conclude Franco Russo.