Oratorio Giovanni Paolo II, un posto dove la D come “disabile” sta per D come “dono” 9 Aprile 2019 Attualità MEDIA GARIBALDI. Istituto Comprensivo Primo. In una piccola frazione di San Filippo del Mela, esattamente ad Olivarella, c’è un luogo speciale, quasi magico, chiamato Oratorio Giovanni Paolo II. Non è un semplice oratorio per i giovani o un posto dove anche gli anziani possono riunirsi per giocare a carte e trascorrere un po’ di tempo insieme, ma qui si trova una bellissima realtà con dei ragazzi “speciali”, chiamati dalla maggior parte delle persone “disabili”. LabO…il lab…Oratorio dei Ragazzi Speciali: questo è il suo nome. Potrebbe succedere che molti di noi se la diano a gambe vedendo un ragazzo disabile, evitandolo; ma che colpa ne ha lui se la vita non è stata così generosa come lo è stata con noi? Chi non ha mai avuto a che fare con questi ragazzi e continua a chiamarli “spastici” o “handicappati”, non sa che dietro il loro aspetto c’è un cuore puro, innocente, senza malizia pronto ad amare chiunque abbia il desiderio di stare con loro. Basta un solo sorriso per essere ripagati con un amore più grande di quello che tu dai a loro. In questo posto i ragazzi “Speciali” fanno tante attività che li fanno sentire uguali agli altri: fanno corsi di ballo con veri ballerini, cantano con veri maestri di canto e musica, si allenano a basket e crossfitt con i loro istruttori, fanno corsi di recitazione con attori di compagnie molto conosciute nelle nostre zone, fanno laboratori artistici con insegnanti di arte. Tanti sono i progetti che hanno realizzato finora, ma il più bello, che ha fatto emozionare tutta Milazzo e non solo, è stato il video “La vita è una danza”. Il video ha fatto il giro del mondo grazie a facebook e youtube, ha avuto più di due milioni e mezzo di visualizzazioni e sono stati scritti tanti articoli anche sui giornali nazionali come Avvenire e Donna moderna. Con questo video i ragazzi del gruppo LabO sono riusciti ad accendere un faro sul loro modo di vivere che non è per nulla diverso da quello dei ragazzi della loro età. Sono stati persino a Roma al teatro Parioli per portare il loro messaggio di sensibilizzazione. Lo scorso settembre hanno inciso persino un Cd che contiene il famoso brano e altre cover molto note. In questi giorni stanno preparando un nuovo video che, se tutto va bene, li porterà in tv a diffondere il loro messaggio e a giugno saranno protagonisti di un festival internazionale a Potenza. Tutto questo è possibile grazie agli operatori e ai coordinatori del progetto LabO che sono diventati ormai pilastri della loro vita. Nel gruppo ci sono tanti ragazzi con un talento speciale: Biagio è un bravissimo cantante, Johnny e Marika sono bravi a ballare, Stefy è una presentatrice fantastica, Carmelina scrive poesie, Piergiacomo ha recitato una parte eccezionale nella commedia “L’urtima vindigna”. Sono dei ragazzi meravigliosi, sorridono sempre, tra loro si vogliono molto bene e non litigano mai, vogliono solo stare in compagnia di persone che li accettino senza vederli come marziani. Io ho solo 11 anni e frequento questi ragazzi da quando ne avevo 4. Sono cresciuta insieme a loro e ho imparato tanto, soprattutto ho imparato che non c’è differenza fra me e loro. Sono legata molto a loro, sono tutti miei amici, anche se con qualcuno mi frequento di più. Vado a casa di Stefania a giocare con la sua collezione di Barbie, vado con Johnny a mangiare il cornetto caldo e, appena posso, corro a casa di Ciccio a trovarlo perché, a causa di una brutta malattia, ultimamente non può più venire tanto spesso in oratorio. Frequentandoli capisci che le persone sono in tanti modi diversi e che basta conoscerle per imparare a stare con loro; frequentandoli impari che non bisogna guardare solo il loro corpo o la loro mente, ma il loro cuore. Spesso si vedono genitori rimproverare i loro figli perché si avvicinano a una ragazzina “disabile” in carrozzina o a un ragazzino Down e li allontanano immediatamente come se questi ragazzini avessero una malattia infettiva. I ragazzi disabili non hanno nessuna malattia, né infettiva né contagiosa, anzi, a dire il vero possono contagiarci, sì… ma con la loro voglia di vivere! I disabili non sono “mostri”, ma semplicemente persone che possono diventare nostri amici, fratelli, persone da amare. Eliminiamo perciò le barriere mentali. Se tutti guardassimo oltre, vedremmo che anche loro sono umani, vedremmo che sono un DONO. “Vivere per giudicare O soffermarsi a comprendere Son così che ci posso fare? Neanche tu in fondo sei normale! Smetti di pensare male, predisponi il cuore ad amare t’insegno io a realizzare Che la vita è una danza…” ALICE MARIA MANCUSO IA Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 6.705 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT