C’è pure l’omicidio di Stefano Oteri, ucciso a Milazzo a colpi d’arma da fuoco la sera del 27 giugno 1998, davanti all’abitazione della sorella al centro dell’operazione dei Carabinieri del R.O.S. che stamattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Messina su richiesta della locale D.D.A. a carico di quattro persone, gravemente indiziate di concorso in omicidio, aggravato dal cosiddetto metodo mafioso.

Le indagini si sono giovate del contributo di diversi collaboratori di giustizia e, attraverso mirate attività di riscontro condotte dai militari del R.O.S., hanno consentito di ricostruire autori e movente di quattro omicidi commessi a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo in un periodo compreso tra il 1997 ed il 2001.

Due di questi omicidi erano già stati trattati in precedenti procedimenti, ma le nuove investigazioni hanno permesso di contestarli ad ulteriori indiziati. In particolare: l’omicidio di Giovanni Catalfamo, commesso a Barcellona Pozzo di Gotto il 29 settembre 1998, che viene contestato a Salvatore Micale, in concorso con altri soggetti già giudicati per lo stesso fatto. Catalfamo venne ucciso a colpi d’arma da fuoco da killer, giunti a bordo di una moto rubata, mentre tentava di sottrarsi all’azione di fuoco rifugiandosi all’interno del complesso residenziale in cui abitava. Il movente dell’omicidio sarebbe da ricercarsi nell’intenzione da parte dell’organizzazione mafiosa di inviare un avvertimento inequivocabile a chi esercitava l’attività di usura, cosa di cui sarebbe stato sospettato Catalfamo. Micale avrebbe avuto il compito di segnalare agli esecutori materiali il passaggio della vittima per dare il via all’azione.

L’omicidio di Domenico Tramontana è statocommesso il 4 giugno 2001 a Barcellona. Il delitto è già stato oggetto del procedimento Gotha 6 ma in quella sede il giudice aveva rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Giovanni Rao, esponente di vertice del sodalizio mafioso barcellonese, al quale l’omicidio viene adesso contestato, in qualità di mandante, alla luce delle dichiarazioni dei nuovi collaboratori e delle indagini condotte dal R.O.S. dei Carabinieri. L’omicidio assunse una particolare valenza negli assetti della mafia barcellonese di quel periodo, poiché Tramontana, come riportato anche nell’ordinanza di custodia cautelare di Gotha 6, faceva parte del direttivo dell’organizzazione mafiosa barcellonese, e la sua soppressione non poteva che essere decretata dai vertici del sodalizio. Alla base di tale decisione, l’eccessiva intraprendenza di Tramonta, che pretendeva di espandere eccessivamente i propri profitti,

Gli altri due gravi fatti di sangue oggetto dell’ordinanza erano rimasti, invece – fino ad oggi – senza colpevoli e nello specifico: l’omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona Pozzo di Gotto il 12 dicembre 1997 con il metodo della “lupara bianca”, contestato a Antonino Calderone, in concorso con altri. Bonomo sarebbe stato ucciso, per decisione dell’allora vertice della famiglia barcellonese, poiché commetteva furti senza la preventiva autorizzazione del clan, mettendo in crisi il tradizionale controllo del territorio da parte dell’organizzazione mafiosa. La vittima sarebbe stata attirata in un’area isolata alla periferia di Barcellona Pozzo di Gotto con il pretesto di compiere alcuni furti e qui soppressa a colpi d’arma da fuoco. Gli autori avrebbero, poi, occultato il cadavere, che non è stato mai ritrovato;

Infine l’omicidio di Stefano Oteri , ucciso a colpi d’arma da fuoco la sera del 27 giugo 1998, davanti all’abitazione della sorella, a Milazzo, da killer giunti a bordo di una moto. Il delitto viene contestato a Sebastiano Puliafito, ex agente della Polizia Penitenziaria, e, secondo la ricostruzione dei collaboratori, il movente sarebbe da attribuire al comportamento di Oteri che si sarebbe “atteggiato a boss” nella zona di Milazzo, entrando in contrasto con Puliafito che avrebbe rappresentato, in quella zona, il gruppo criminale barcellonese.