ESCLUSIVO. Gli ex consiglieri che erano pronti a rientrare in pompa magna a Palazzo dell’Aquila dovranno pazientare ancora: non è escluso che questo possa avvenire solo tra fine ottobre e i primi giorni di novembre. Una doccia gelata per coloro che già avevano ipotizzato di ritornare ad occupare gli scranni in questo fine settimana con una seduta urgente e straordinaria. Ma andiamo per ordine. Oggi si è tenuta la Camera di consiglio al Tar di Catania, ma il ricorso del comune di Milazzo non è stato discusso. Addirittura non è stato neanche “calendarizzato” a dispetto di quello che confermavano i consiglieri ricorrenti. Questo significa che l’udienza sarà fissata nel giro di una decina di giorni (dunque ad ottobre), e che non si terrà prima di ulteriori 15 – 20 giorni. Poi si dovrà attendere la notifica dell’ordinanza e la convocazione dell’aula da parte del presidente Saro Pergolizzi. Dunque si potrebbe arrivare pure a novembre.

Scranni vuoti in aula consiliare

Tutto questo se non vi saranno intoppi. Infatti, non è solo il comune di Milazzo ad avere presentato un ricorso in materia di dissesto, ci sono anche Scaleta Zanclea o Cefaù. Ci sono giudizi pendenti non solo al Tar, ma anche al Cga e in Cassazione (dove, fra l’altro, si è rivolta la giunta Pino). I giudici porebbe anche decidere di uniformare le varie sentenze diluendo i tempi. Un guazzabuglio approdato pure all’Ars. Come sottolinea in una nota Pino Cinquerrui, coordinatore del circolo Milazzo 1, la “vicenda Milazzo” è stata sollevata dall’onorevole Filippo Panarello (Pd) con un intervento presso l’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti alla quale chiede di conoscere “quali iniziative e o provvedimenti l’assessorato intende prendere al fine di dare seguito a quanto stabilito dalla superiore sentenza del Cga». Con la sentenza emessa il 5 settembre si è stabilito che la sezione consultuva della Corte dei Conti non avrebbe potuto obbligare il consiglio a dichiarare il dissesto finanziario. “Il circolo Pd MIlazzo 1 si associa a tale iniziativa – si legge in una nota di Cinquerrui – stigmatizzando nel contempo l’immobilismo ed il colpevole ritardo nel dare seguito agli adempimenti dovuti per legge”.