Il 4° Dipartimento “Lavori pubblici e Patrimonio” del Comune ha assegnato le aree disponibili all’interno del cimitero. Si tratta di 7 lotti, ciascuno di 22 mq, messi all’asta attraverso un bando pubblico aperto a tutti i cittadini. Il bando prevedeva offerte a rialzo rispetto alla base d’asta fissata dal Comune in 9.940, 50 euro, sulla base di un valore di 450 euro al mq. A conclusione di tale procedura la commissione di gara presiedura dall’arch. Natalia Famà, ha assegnato ai primi sette partecipanti le aree disponibili. La graduatoria è stata formata sulla base della valutazione dei requisiti richiesti: l’età del soggetto richiedente, l’anzianità di residenza nel Comune di Milazzo e l’aumento sul prezzo a base d’asta.

il cimitero di milazzo

Proprio l’offerta al rialzo è stata determinante per i sette cittadini che sono riusciti ad ottenere la concessione comunale che avrà una durata di 99 anni. Il cittadino che si è piazzato al primo posto nella graduatoria ha offerto un rialzo di ben 21 mila euro rispetto alla base d’asta. Il lotto – che prevede la possibilità di costruire un massimo di 8 loculi per ogni edicola – è costato quindi oltre 30 mila euro. Complessivamente sono stati 34 i cittadini che hanno partecipato al bando del Comune. In fase di realizzazione delle edicole dovranno rispettarsi tutte le condizioni e le prescrizioni del regolamento edilizio e di polizia mortuaria. I concessionari dovranno presentare entro sei mesi dalla stipula del contratto con gli uffici comunali, il progetto esecutivo delle opere da realizzare e l’ultimazione delle stesse dovrà avvenire entro trenta mesi. Una clausola questa che vuole evitare il ripetersi di quanto accaduto in passato e che è venuto fuori nei mesi scorsi a seguito del monitoraggio effettuato dal servizio Patrimonio del Comune sulle concessioni a suo tempo rilasciate e alla successiva decisione di deliberare la decadenza di quelle cui non è stata data attuazione con la costruzione delle cappelle o delle edicole nel termini fissati dal Regolamento comunale (6 o 10 anni).  Un monitoraggio – fanno rilevare gli uffici – scaturito sia per fare chiarezza sia per adeguare anche i costi del terreno, al fine di consentire al Comune di aumentare gli introiti.