Denunciare. E’ ciò che emerge con forza dall’incontro-dibattito che si è svolto nei giorni scorsi nell’aula Magna dell’Itet “Leonardo da Vinci” e che ha coinvolto le classi quarte dell’istituto, riunite per un confronto su un tema dolorosamente attuale: la violenza sulle donne. Due le esperte intervenute, che hanno parlato ai ragazzi di violenza in famiglia, stereotipi di genere, stalking, abusi sui luoghi di lavoro e di tutti i trattamenti discriminatori che le donne subiscono quotidianamente.

Santina Dante, avvocato, esperta in diritto di famiglia e Giuseppa Micale, presidente dell’Associazione Astrea, hanno confermato, dati alla mano, che le vittime che non si rivolgono alle forze dell’ordine corrono rischi ancora maggiori rispetto a quelle che hanno il coraggio di denunciare. Non sempre, però, alla denuncia segue un valido programma di protezione.

Il punto centrale del dibattito ha messo in luce come la violenza di genere sia una questione soprattutto culturale, la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella condizione femminile.

Solo educando gli uomini al rispetto delle donne e alla gestione delle emozioni, e le donne a non essere psicologicamente dipendenti dagli uomini, rivendicando la propria autonomia in ogni modo e in ogni campo, sarà possibile sconfiggere questo drammatico fenomeno.

L’associazione Astrea si batte non solo per sensibilizzare e far conoscere il problema, ma anche per fornire alle donne un valido sostegno per contrastare la violenza fisica, psicologica e economica. Attiva da alcuni anni nel territorio di Milazzo, elabora azioni di prevenzione e contrasto alle discriminazioni, all’abuso in famiglia e alle forme gravi di sfruttamento cercando di intervenire nell’immediato attraverso consigli, assistenza legale e soprattutto ascolto e comprensione.

Un aiuto importante, in grado di colmare il senso di vuoto che assale una donna vittima di comportamenti violenti o persecutori, perché solo attraverso l’appoggio degli altri si può uscire dal tunnel della violenza.

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