L’arrivo del camion pieno zeppo di cassette colme d’uva Calabrese. L’abbraccio affettuoso coll’autista che ormai da anni rifornisce gli amici milazzesi con le migliori uve del Nisseno. L’assaggio di qualche acino, aspro e dolcissimo al tempo stesso. Pietro Caravello ed il figlio Andrea, soddisfatti per l’ottima qualità delle uve, vendemmiate a Gela, danno finalmente inizio all’affascinante rito della vinificazione, ospitato in contrada Ciantro, in uno dei più antichi palmenti di Milazzo: un fabbricato, un tempo di proprietà dei conti Cumbo, dove i tradizionali palmenti in muratura sono impreziositi da un nutrito corredo di botti grandi e piccole, alcune delle quali fabbricate da Antonio Lo Presti, noto bottaio in attività a Barcellona Pozzo di Gotto nel secolo scorso.

Un luogo magico ed incontaminato, la sede ideale per ospitare il Museo Contadino che Milazzo attende da tempo. Il lavoro è duro e faticoso, visto che bisogna scaricare non un camioncino, ma un possente Scania col cassone interamente ricoperto da centinaia di cassette colme di neri grappoli. Le due pigiadiraspatrici, sistemate lungo il cassone del camion, accolgono e stritolano il contenuto di ciascuna cassetta, scartando i raspi e facendo affluire il mosto, attraverso una manichetta, entro l’antico palmento in muratura. Il profumo e gli schizzi del mosto avvolgono come in un incanto il magazzino dei palmenti, dove fanno bella mostra di sé i tradizionali barili e sacchi da tramuta, lo spassèllo per assestare i cerchi delle botti ed «ù tiratùri» per favorire l’estrazione della feccia dalle stesse botti durante i travasi. È grazie al nonno paterno scomparso da poco che Andrea Caravello può oggi mostrare con orgoglio questo gioiello della Piana di Milazzo: fu uno degli ultimi coloni del conte Cumbo, dai cui eredi acquistò palmenti e tine, una delle quali destinata ad ospitare il mosto appena prodotto dopo 24-36 ore di fermentazione con le vinacce: sarà allora che Pietro Caravello aprirà il condotto in pietra da taglio che collega la vecchia vasca di pigiatura alla tina sottostante, eseguendo così la svinatura.
L’appuntamento per l’assaggio della nuova produzione è fissato per il prossimo San Martino. Solo allora si potrà gustare un buon bicchiere di vino rosso prodotto con le uve vendemmiate a Gela, ma vinificate a Milazzo. Da parte dello scrivente il plauso e l’ammirazione per questi due tenaci milazzesi che anno dopo anno fanno rivivere gusti e sapori d’altri tempi. Così come Salvatore Italiano in c.da Carrubbaro o la famiglia Cambria in via Pirandello. Senza dimenticare la passione e gli sforzi del compianto Pippo Milioti, scomparso proprio qualche giorno fa, che in c.da Grazia ha creato un’altra suggestiva cantina con tanto di antico palmento in muratura.

MASSIMO TRICAMO