La proposta di San Martino, un museo contadino nella Piana 7 Novembre 2011 Rubriche Manca ancora a Milazzo un qualsivoglia omaggio da parte delle istituzioni locali al mondo contadino. Se si eccettua la pregevole iniziativa dell’imprenditore dott. Alessio Grasso – istituzione dell’omonimo museo enologico di contrada Albero – la millenaria tradizione agricola, in particolare viti-vinicola, della Piana di Milazzo rimane ancor oggi senza una pubblica istituzione museale che ne perpetui la memoria. Il Museo del palmento La proposta in questione permetterebbe di recuperare dallo stato di degrado in cui versa un antico magazzino dei palmenti, fabbricato nel 1881 e già di proprietà Ryolo (contrada S. Marina, piazza Pozzo). Tale magazzino dei palmenti, ancora in discrete condizioni, un tempo parte integrante dell’ex feudo di S. Basilio, è un vasto locale in cui sono custodite otto ampie vasche (due palmenti, quattro bollitori e due tine) e tre possenti torchi lignei “alla genovese” disposti in batteria. Il fabbricato, impreziosito da alcuni lampioncini in ferro battuto e da una doppia targa marmorea che ne attesta l’anno di costruzione, potrebbe ospitare al suo interno una splendida collezione di carte manoscritte, dal progetto e dal contratto di appalto redatti nel 1881 in occasione della sua costruzione ai diari delle vinificazioni tenuti con dovizia di dettagli nel settembre di ogni anno dai proprietari dell’epoca, dagli ottocenteschi contratti di compravendita del mosto che ivi veniva prodotto ad un’infinità di altri documenti risalenti alla fine del XIX sec. e riguardanti i terreni e le case coloniche circostanti. Nel museo in questione farebbero bella mostra di sé le fotografie dei proprietari e di alcuni degli umili lavoratori della terra che prestarono servizio nell’ex feudo di S. Basilio. Una porzione di tale spazio museale ospiterebbe le fotografie dei numerosi palmenti ancor oggi presenti nella Piana di Milazzo, mentre un’altra porzione potrebbe essere dedicata alle lotte contadine capeggiate dai sindacalisti Giuseppe Currò e Tindaro La Rosa, che tentarono di migliorare le condizioni economiche dei lavoratori della terra impegnati nel settore vitivinicolo locale. Inutile ricordare che un’istituzione museale di questo tipo, impiantata nel cuore di S. Marina, andrebbe ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale di questa contrada, al momento rappresentata esclusivamente dalla biblioteca parrocchiale “Sac. Corso” e recentemente notevolmente compromessa dalla sfacciata avanzata del cemento che proprio in questi giorni ha causato l’abbattimento insensato di antiche alberature. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 1.689 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT