Risorge al Capo sentiero «‘u ‘nfennu e u paradisu». Sino a qualche giorno fa c’era soltanto una tabella lignea che lo indicava ai passanti. Unico indizio che ne lasciava presupporre la presenza tra l’intricato groviglio di sterpaglie, rovi e vegetazione spontanea. Il sentiero ‘u ‘nfennu e u paradisu collega il poggio di Monte Trino a contrada Manica e grazie all’opera di volontariato del geometra Ciccio Trimboli, coadiuvato da Piero Aricò, è stato restituito proprio in questi giorni alla pubblica fruizione, a disposizione dei Milazzesi e soprattutto – visto l’approssimarsi della stagione estiva – di turisti e visitatori, alla scoperta di uno degli angoli più incantevoli e suggestivi del Promontorio.

Un lungo profumatissimo e coloratissimo percorso che, in questi splendidi giorni di tepore primaverile, si snoda tra le svariate peculiarità naturalistiche del Capo, tra le eleganti varietà della flora spontanea – tra tutte l’Euforbia arborea (Euphorbia Dendroides) – e lo sguardo incuriosito di quelle faunistiche, come il coniglio selvatico.

Il sentiero s’imbocca lungo la stradella in salita che conduce a Monte Trino, proprio dove l’omonima traversa di via Trinità si piega ad angolo retto. La targa lignea, affissa oltre un decennio fa dall’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, nell’indicarne il percorso non manca di additare le specie faunistiche rintracciabili lungo il cammino, che inizialmente si snoda tra due tradizionali muretti a secco (armacìe) – uno dei quali alto in qualche punto oltre 3 metri – delimitanti le attigue proprietà private. Il percorso tra la campagna termina laddove un altro cartello turistico indica Punta Grottazza, denominazione che trae origine dalla grotticella che sovrasta il roccioso e selvaggio dirupo. Qui un’altra armacìa guida l’escursione in direzione sud, verso la Manica, dove il sentiero giunge al termine, non senza prima riservare al visitatore meravigliosi scorci panoramici con Punta Messinese e le Eolie sullo sfondo. E’ il tratto più spettacolare, ma nel contempo più impervio (da cui verisimilmente la denominazione che accosta l’inferno al paradiso), un pericolo comunque lenito da qualche cima saldamente ancorata alla roccia dai volontari che da un decennio a questa parte (a partire dalla meritoria ed indimenticabile opera di Legambiante) hanno consentito al sentiero di sopravvivere.

Da qualche giorno è possibile dunque riassaporare le meraviglie offerte da questo incantevole sentiero, la cui percorrenza necessita calzature adeguate e bastone da trekking. L’opera di Ciccio Trimboli e Piero Aricò non può certo considerarsi esaustiva: quattro braccia certamente non bastano per rimettere in sicurezza un sentiero che richiederebbe un serio intervento finanziario, oltre che personale e mezzi adeguati per la sua scerbatura. Pur tuttavia, considerando il confronto tra come il percorso si presentava prima del loro intervento e come si presenta adesso, sorge quasi il dubbio che non siano stati soli nell’opera di pulizia. Una fatica immane che si giustifica soltanto con l’amore che questi due volontari nutrono nei confronti della città.

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volontario non candidato
volontario non candidato
9 anni fa

Lo so che siamo in un periodo “volevamo stupirvi con effetti speciali”, speriamo duri anche dopo il 2 giugno, ma basta guardare le foto sul sito de “Il Promontorio” o su facebook per “scoprire” che è stato ripercorso già diversi mesi fa

Volontario "cane sciolto"
Volontario "cane sciolto"
9 anni fa

Và fatta una doverosa precisazione: L’iniziativa di riaprire il sentiero è stata presa dall’associazione “PROMONTORIO CAPO MILAZZO” (presente su facebook con la propria pagina). Buona parte del lavoro di decespigliamento del sentiero è stato fatto da loro, da segnalare sopratutto l’installazione di due corde fissate alle rocce, in due parti del sentiero dove il transito non risulta facilmente praticabile. Questa e tante altre iniziative sono state iniziate da loro e và dato il giusto merito. Saluti