Mangiare a scrocco in un ristorante di Milazzo? Si può fare. A stabilirlo il giudice di pace mamertino che recentemente ha disposto il “non luogo a procedere” nei confronti di un uomo di Cefalù che si è rifiutato di pagare il conto alla cassa di un noto ristorante che si affaccia sul Lungomare Garibaldi. I fatti risalgono al novembre scorso. L’uomo, a quanto pare di passaggio a Milazzo, si è presentato nel locale e ha chiesto di poter mangiare. Dopo avere visionato il menù ha deciso di servirsi dal ricco buffet. Si è servito lautamente, ha chiesto una bottiglia di vino, mangiato del pane e dopo circa un’ora e un quarto si è alzato avvicinandosi alla cassa chiedendo il conto. Il totale della ricevuta era di 20 euro. Una cifra, a suo dire, esosa rispetto a quanto mangiato, e si è rifiutato di pagare il conto.

 

«Mi può anche denunciare» ha detto tranquillamente l’avventore. Cosa immediatamente fatta dal ristoratore che addirittura ha ottenuto anche il documento di riconoscimento. Il giudice di pace, nei giorni scorsi, ha disposto il non luogo a procedere per la scarsa entità del danno. Il reato contestatogli era di “insolvenza fraudolenta” (codice penale art. 641). L’insolvenza, infatti, è uno elemento costitutivo del reato, in questo caso lui si è rifiutato di pagare adducendo motivazioni che riteneva valide e non è stata dimostrata che non poteva pagare al momento in cui si è seduto al ristorante. L’alternativa era la denuncia per “appropriazione indebita” o “truffa” (se lui aveva già premeditato di non pagare), casi di competenza del tribunale e non del giudice di pace. A quanto pare, questo, non sarebbe l’unico caso. Altri ristoratori avrebbero avuto lo stesso problema ma si sono limitati a cacciarlo via.