Si diventa campioni dalle piccole cose. Anche da una semplice medaglia“. Lascia senza parole la risposta che Totò Schillaci ha dato un ragazzino durante una manifestazione di sport e salute che si è svolta lo scorso aprile a Merì, cittadina tirrenica a pochi passi da Milazzo. Una frase che è la sintesi della sua vita. L’ex attaccante della Nazionale, della Juve e dell’Inter si è spento oggi a 59 anni. Era ricoverato nel reparto di pneumologia dell’ospedale Civico di Palermo dal 7 settembre. Da anni combatteva una battaglia contro il cancro, un tumore al colon. Era stato operato già diverse volte ma ad inizio mese le sue condizioni si sono aggravate. La camera ardente sarà allestita allo stadio Renzo Barbera

La sua è una storia semplice cominciata da piccole cose. Nato e cresciuto nel quartiere palermitano di San Giovanni Apostolo, ha iniziato a giocare nelle giovanili dell’Amat Palermo, squadra di quartiere che rappresentava l’omonima azienda municipalizzata palermitana. Nel 1982 è stato ingaggiato dal Messina, in Serie C2. E nella stagione 1985-86 ha contribuito con undici reti alla promozione in Serie B. «Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno», ha sempre detto di lui Franco Scoglio, allenatore del Messina.

Totò è però ricordato principalmente per le sue prestazioni e reti nel campionato del mondo 1990. Le notti magiche. Competizione chiusa dalla nazionale italiana al terzo posto, durante la quale Schillaci si è aggiudicato anche i titoli di capocannoniere e di migliore giocatore della competizione. Nello stesso anno è giunto secondo nella classifica del Pallone d’oro, alle spalle del tedesco Lothar Matthäus, vincitore con la sua nazionale del mondiale italiano. Gestiva la una società giovanile Ribolla.

Tra le sue ultime uscite pubbliche c’è quella di Merì quando ha preso parte all’iniziativa “Movimento è Salute” organizzata dall’amministrazione del comune tirrenico. Il campione siciliano dopo aver partecipato all’incontro dibattito ha dato il calcio d’inizio al quadrangolare di calcio che si è disputato al Proloco Stadium di Merì.

Nonostante i sorrisi e la disponibilità Schillaci quella sera era apparso sofferente. Anche a cena in un ristorante milazzese. Ma sempre con la voglia di trasmettere la sua passione e la sua forza. Una forza che tutta Italia ha invocato durante questi giorni in ospedale. Tutti chiedevano a Totò di stupirli con il suo ultimo gol. Ma dopo un primo miglioramento che aveva fatto ben sperare, il suo cuore ha smesso di battere lasciando nel mondo del calcio un vuoto incolmabile.

Articolo scritto in collaborazione con Riccardo Pirri