La presenza di alcuni teli nell’area sotto il castello dove, secondo il progetto dell’amministrazione comunale, deve sorgere anche un parcheggio per bus riapre il dibattito sulla scelta di individuare proprio quell’aria per una struttura moderna. Contro la costruzione del parcheggio e il muro di cinta che è stato alzato per delineare l’area si è subito schierata l’associazione milazzese Italia Nostra, il coordinamento del centro sinistra, l’esponente di Sud Chiama Nord Matteo Sciotto e Simone Magistri, ex assessore della giunta Midili.

Proprio quest’ultimi sui social in queste ore hanno pubblicato la foto dell’area dove si vedono i teli (probabilmente messi in questi ultimi due mesi e che fanno ipotizzare la presenza di reperti archeologici e quindi intervento della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina) riaccendendo le polemiche. Sull’argomento era infatti in questi ultimi mesi calato il silenzio.

«E meno male che nell’area interessata dai lavori per la realizzazione di un parcheggio sotto le mura del castello – scrive Simone Magistri – c’erano solo rifiuti come riportato dal sito del comune qualche mese fa. Da queste foto non sembrerebbe»

«Nel maggio scorso – interviene Sciotto pubblicando le nuove foto – ho condiviso con voi le mie perplessità sui lavori di riqualificazione dell’area ai piedi del Castello di Milazzo; siamo ancora in attesa di ricevere una risposta alla mia interrogazione ma, nel frattempo, i lavori sono proseguiti. Questa è la situazione attuale dell’opera e vorrei sapere cosa ne pensate. Credete che la storia millenaria del Castello stia ricevendo la giusta valorizzazione? Ritengo fondamentale restare vigili sulla salvaguardia del nostro patrimonio storico e culturale».

Nell’area sono prima apparsi dei grandi solchi nel terreno come si vede in questa foto scattata il 14 agosto scorso e nelle foto più recenti i teli. Per cui l’intervento deve essere stato fatto in questi ultimi due mesi.

Foto scattata il 14 agosto scorso

Sui social è intervenuto anche Massimo Tricamo, appassionato di storia locale e presidente dell’associazione milazzese Storia Patria, che invece tratta l’argomento dal punto di vista culturale chiedendo chiarimenti su cosa c’è sotto quei teli.

«Per chi ama la propria città e la sua storia i rinvenimenti archeologici – interviene Massimo Tricamo – perché di questo sembra trattarsi, peraltro in un’area stracarica di storia come la cittadella fortificata, suscitano una curiosità irrefrenabile. Che mai ci sarà sotto quei teli? Potrebbero esserci suggestive testimonianze di vita quotidiana, stoviglie, armi o chissà, magari reperti di età classica. La cittadella fortificata, si sa, è un ricchissimo giacimento archeologico. Persino le discariche di rifiuti lungo i costoni rocciosi hanno fornito reperti preziosi. Ne sanno qualcosa i tecnici che hanno consolidato il costone Nord nel 1992. Qualcuno, però, suggerisce piuttosto resti umani. Se così fosse potrebbe trattarsi del cimitero inglese, da sempre identificato coi monumenti sepolcrali innalzati ai piedi del rivellino centrale. Lo storico Piaggia nel 1853 ne trascrisse le iscrizioni, perlopiù riferite ad ufficiali al servizio di Sua Maestà britannica ai tempi delle guerre napoleoniche e della contestuale occupazione britannica della nostra Sicilia (1806-1815). Durante il cosiddetto decennio inglese, a Milazzo, annoverata tra le principali fortezze militari dell’Isola, trovarono ospitalità diverse migliaia di militari britannici. Furono accampati soprattutto lungo le odierne via Risorgimento e piazza San Papino.

Via Risorgimento sino ai primi decenni del Novecento era denominata non a caso via Campo Inglese, proprio in memoria del grande accampamento britannico. Da Milazzo le truppe si trasferivano verso le principali tappe delle battaglie napoleoniche del Sud Italia. E tornavano poi alla base, cioè a Milazzo, a volte dopo aver contratto febbri e malattie letali. Il coevo sacerdote Michelangelo Lo Miglio parla di una presenza di 10.000 militari britannici ed individua persino il loro camposanto lungo le vie Trincera e Papa Giovanni XXIII. Diecimila militari. Tanti, troppi. Non è da escludere dunque che, se da un lato agli ufficiali veniva riservato un monumento posto ai piedi del rivellino, dall’altro si destinasse alla bassa truppa la nuda terra posta tra il rivellino ed il bastione delle Isole, proprio dove adesso si vede qualche telo. Solo le indagini archeologiche potranno darci una risposta.

Soprattutto attraverso i reperti rinvenuti nel terriccio: i bottoni delle divise possono ad esempio svelarci il reggimento cui apparteneva ogni singolo militare. Diversi bottoni di reggimenti inglesi sono già custoditi nella Sacrestia del Duomo antico. Quella del Cimitero Inglese è dunque un’ipotesi. È certo comunque che, proprio perché rinvenuti nell’area più carica di storia della nostra Milazzo, s’impone una comunicazione da parte delle Istituzioni affinché si dia notizia di questi scavi. E non solo per soddisfare quella irrefrenabile curiosità da parte degli appassionati di memorie patrie, che comunque possono contribuire con notizie e chiarimenti grazie alla conoscenza delle fonti locali. Ma anche e soprattutto per dar seguito e corpo, a distanza di quasi un secolo, al rinvenimento della Gabbia di Milazzo, che tanto ha suscitato l’interesse della scienza e dei turisti»

Subscribe
Notificami
guest
4 Commenti
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
E qui comando io
E qui comando io
1 mese fa

Un assurdità sono le limitazioni che crea il comune di Milazzo in alcune vie dette “storiche” per cambiare una persiana, mentre loro possono permettersi di fare il c… che vogliono dove e quando

Vincenzo
Vincenzo
1 mese fa

Ritrovamenti archeologici o presunti tali…

...
...
1 mese fa

Il vero mistero è perché consentire, ai “turisti” che vanno alle eolie, di abbandonare per giorni la macchina nei parcheggi a disco del porto. Ovviamente non cambiano il disco ogni ora nè levano la macchina
Magari multe a non finire ci aiuterebbero a recuperare RISPETTO, soldi e posti auto

Carl
Carl
1 mese fa
Reply to  ...

Infatti lo fanno e non aspettano altro