Il sempre più concreto rischio che gli ultimi portuali in attività all’interno dello scalo mamertino vengano licenziati, ha indotto il sindaco Pippo Midili a chiedere immediatamente l’apertura di un tavolo di confronto con l’Autorità di sistema portuale, per discutere il destino dei nove dipendenti a rischio posto di lavoro, ma anche per affrontare il problema legato al futuro dell’intera area portuale.


Il primo cittadino si è rivolto anche ai deputati regionali e nazionali, chiedendo «un impegno concreto su questa realtà», e al presidente della Regione Renato Schifani di nominare «all’interno della cabina di regia dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, un  milazzese in rappresentanza della  Regione, considerato che Milazzo, che regge economicamente tutto il resto del sistema, ne è stata esclusa dalla normativa nazionale».

«Siamo pronti a qualsiasi azione per difendere l’occupazione e il territorio – afferma  Midili –.  Nel porto di Milazzo, dall’avvento dell’Autorità portuale ad oggi, i posti persi tra le persone addette alla banchina commerciale sono oltre 40. L’assenza di una politica cittadina, regionale e nazionale, su fatti che per me rappresentano un grave attacco all’economia locale e alle prospettive di sviluppo futuro, ha fino ad oggi subito passivamente decisioni incomprensibili.  Nessuno pensi o ipotizzi di far perdere anche un solo posto di lavoro nel silenzio assoluto. Ci sono modi e metodi per intervenire e dare opportunità occupazionali e prosecuzione lavorativa e forse anche di incrementare la forza lavoro. Non se ne faccia una questione numerica, perché i nove cittadini milazzesi che rischiano di perdere il posto di lavoro per me sono ugualmente importanti rispetto ai 200 di Cagliari o agli altrettanti di varie strutture portuali in cui si è intervenuti in maniera decisa. Milazzo paga lo scotto della presenza di una industria pesante che con le tasse pagate all’Autorità di sistema mantiene in vita l’economia di altri porti, mentre qui sta morendo tutto. Dai prezzi mai rideterminati che hanno allontanato qualsiasi tipo di scambio commerciale, alla Banchina XX Luglio che rimane ancora ferma dopo vari e tanti proclami all’affidamento di servizi all’esterno senza mai tenere in conto delle realtà occupazionali interne andate perse. Adesso basta».