LIPARI. La corte di Appello di Messina ha assolto stalker anche dal reato di furto in appartamento. L’imputato G.M. di Lipari era stato accusato dai carabinieri e dalla procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto di una molteplicità di reati commessi nei confronti di una donna che aveva dichiarato che l’uomo si fosse invaghito di lei.

L’uomo è arrivato al processo per i reati di stalking aggravato I, II, IV comma, lesioni aggravate, furto in appartamento, porto di arma, minaccia con l’uso delle armi e violazione di domicilio aggravata, per il quali la procura aveva chiesto, in primo grado, la condanna ad anni 5 e mesi 8 di reclusione. Difeso dall’avvocato Alfio Chirafisi, già in primo grado era stato riconosciuto innocente per il più grave reato di stalking aggravato, violazione di domicilio, porto di arma e minaccia con l’uso delle armi( coltello). La difesa ha dimostrato che tali condotte non fossero mai avvenute e che invero, l’imputato non si fosse invaghito della donna ma i due intrattenevano già da diverso tempo una relazione extra coniugale. Inoltre, era proprio l’imputato che avrebbe, già da tempo, voluto chiudere tale relazione. In primo grado, tuttavia, il giudice, pur assolvendo l’imputato da tutti i reati predetti, lo riteneva colpevole per il furto in appartamento, avendo lo stesso, asseritamente prelvato alcuni rolex ed altri oggetti di valore dalla casa della presunta vittima.

La tesi difensiva, invece, in grado di appello, ha sostenuto che non fosse configurabile il reato di furto in appartamento in quanto, sulla scorta di recentissime sentenze della Corte di Cassazione, ldimostrando che l’imputao entro nell’appartamento al fine di chiaraire delle circostanze della relazione extraconiugale con la presunta vittima, per fini di gelosia, financo per schiaffegiarla.

Così la corte d’Appello ha riqualificato il reato in furto semplice (624 cp) e non aggravato (624 Bis), assolvendo l’imputato per difetto di procedibilità. Ha però confermato la condanna a otto mesi di reclusione per lo schiaffo confessato dallo stesso imputato all’interrogatorio di garanzia (Iquando era difeso da difensore d’ufficio).

«Sono soddisfatto – dichiara l’avvocato Alfio Chirafisi – e sollevato dall’esito del processo, in quanto il reato di furto in appartamento è un reato ritenuto gravissimo e per il quale non è prevista la possibilità di beneficiare di pene alternative la carcere. Sicchè, in caso di coferma della condanna di primo grado, l’imputato avrebbe fatto il suo ingresso in carcere. Con l’assoluziione, invece, il rischio è stato scongiurato, essendo la codanna a otto mesi, per lo schiaffo, espiabile fuori dal carcere, con affidamento al servizio sociale o domiciliare. Inoltre ha aggiunto che interporra ricorso per cassazione per la condanna dello lo schiaffo, in quanto, nonostante la confessione dell’imputato, le lesioni lamenate dalla persona offesa, non sarebbero derivate dallo schiaffo ma da un incidente stradale autonomo». Cosa di cui il legale si dice certo.