Tramite i parenti e prestanome gestiva dal carcere in regime di 41 bis le attività di famiglia tra Milazzo e Santa Lucia del Mela. Dalle prime ore di oggi la Direzione Investigativa Antimafia, Articolazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, sta eseguendo nel territorio della provincia di Messina un’ordinanza di misure cautelari emessa dal GIP presso il Tribunale peloritano, su richiesta della locale Procura della Repubblica-DDA, nei confronti di 6 componenti il nucleo familiare di Pietro Nicola Mazzagatti,  esponente del clan mafioso dei “barcellonesi”, indagati del reato di intestazione fittizia aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini della DIA hanno fatto emergere come l’appartenente alla famiglia criminale, condannato all’ergastolo e detenuto in regime del 41 bis o.p., continuasse a gestire diverse realtà aziendali che erano state confiscate. Le attività investigative, anche di natura tecnica, riscontrate dall’attività di analisi della documentazione amministrativa e dei flussi finanziari delle imprese, hanno infatti disvelato come il soggetto, detenuto, intervenendo nella gestione delle aziende confiscate, dettasse puntuali indicazioni ai propri familiari in merito al personale da assumere ed ai ruoli da svolgere, all’individuazione dei fornitori, ai rapporti con la clientela ed alla cura dei locali adibiti a sala ricevimento, giungendo persino ad interloquire sui compensi dei dipendenti. Tale condotta, proseguita per diverso tempo, è infine culminata nella definizione di apposita strategia finalizzata alla locazione delle imprese in confisca ad un terzo soggetto prestanome.

Questi, attraverso la costituzione ad hoc di una società ”pulita”, ha consentito ai familiari del detenuto di rientrare, per suo tramite, nel pieno possesso delle imprese. Con il provvedimento in esecuzione oggi sono state disposte le misure della custodia cautelare in carcere per il soggetto già detenuto, degli arresti domiciliari per la moglie ed il figlio e di tre obblighi di presentazione alla P.G. per la figlia, la nuora ed il padre di quest’ultima, nonché il sequestro delle quote societarie dell’impresa appositamente costituita per l’attività di locazione delle aziende.

Il provvedimento emesso nella fase delle indagini preliminari è basato su imputazioni provvisorie che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino alla sentenza passata in giudicato.

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paolo
paolo
1 anno fa

basta chiuderle queste attività ed invece vanno avanti e la gente omertosa difende pure queste famiglie che ci “lavorano”….vergogna,per questo la sicilia resterà sempre all’epoca della pietra

Sicilianu
Sicilianu
1 anno fa

Poi ci si meraviglia che Messina Denaro era a casa sua.

Tony
Tony
1 anno fa

il sindaco diceva che la mafia non esiste

Saggezza
Saggezza
1 anno fa

Una Italia corrotta

Nio
Nio
1 anno fa

Pensa un po’, col 41 bis si continua a gestire un’attività ma dove dobbiamo arrivare? La fantascienza è più reale.