Al centro oltre alle estorsioni anche un florido traffico di cocaina, hashish e marijuana, nell’area tirrenica e alle Eolie. Uno smercio in grande stile che avveniva anche utilizzando i social network e un codice per evitare di finire intercettati. Si chiude con 12 condanne, 7 assoluzioni ed una prescrizione, il processo di primo grado per i venti riti ordinari della maxi inchiesta “Dinastia”. Il nome dell’inchiesta è stata originata della presenza tra le nuove leve della criminalità organizzata dei “rampolli” delle più note famiglie mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto. Tra questi si registra la condanna più pesante al milazzese Duilio Francesco Doddo (22 anni) e l’assoluzione con formula piena di Marco Formica, anche lui milazzese (l’accusa aveva chiesto 16 anni di reclusione).

L’operazione antimafia effettuata dai carabinieri del Ros e delle Compagnie di Barcellona e Milazzo risale al 28 febbraio 2020 con l’esecuzione di 58 misure cautelari e 72 indagati complessivi divise in quattro diverse ordinanze.  Le accuse variavano dal concorso in associazione mafiosa per alcuni al favoreggiamento per reati di mafia, e per altri ancora invece l’accusa era quella di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ci fu il ricorso massiccio ai riti alternativi da parte di un gran numero di imputati: ebbero accesso in 32 al patteggiamento della pena e in 26 al giudizio abbreviato; mentre solo in 13 scelsero in prima battuta il rito ordinario, poi se ne aggiunsero altri 7 quando venne rigettata la proposta di patteggiamento.

I NOMI. Ecco le decisioni dei giudici di Barcellona. Le dodici condanne (alcuni degli imputati condannati hanno usufruito in sentenza di assoluzioni parziali e dichiarazioni di prescrizione per alcuni capi d’imputazione): Alessio Catalfamo, 17 anni e 6 mesi; Duilio Francesco Doddo, 22 anni; Tindaro Giardina, 10 anni; Antonino Iacono, 8 anni e 6 mesi; Simone Mirabito, 30 anni (la pena più alta); l’albanese Edmond Ndoj, 12 anni; Vincenzo Nucera, 4 anni; Vincenzo Rosano, 6 anni e 8 mesi; Andrea Sgroi, un anno e 6 mesi; Filippo Torre, 16 anni e 8 mesi; Salvatore Torre, 6 anni; Francesco Turiano, 16 anni e 8 mesi. In sette sono stati assolti dalle varie accuse contestate con le formule “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non sussiste”. Si tratta di Antonino Chiofalo, Mauro Di Bella, Marco Formica, Luciano Fugazzotto, Sebastiano Salicola, Giuseppe Torre e Roberto Torre.

La prescrizione del reato contestato è stata poi dichiarata per Cristina Di Salvo, come richiesto l’accusa.