La “sicurezza” nei locali di Milazzo era in mano alla criminalità. Tra minacce e imposizione di personale 23 Febbraio 2022 Cronaca 7 Commenti La gestione “monopolistica” della sicurezza nei locali di Milazzo per lungo tempo sarebbe stata nelle mani dei barcellonesi. Almeno dal 2018 al 2019 secondo la ricostruzione dell’inchiesta giudiziaria che ieri ha portato alla emissione di complessive 86 ordinanze di custodia cautelare divise in tre tronconi diversi che riguardano anche lo spaccio di sostanze stupefacenti, la prostituzione, il racket e la gestione di bische clandestine tra Barcellona e la Città del Capo. Secondo le accuse della magistratura a imporre il personale di vigilanza e sicurezza durante le serate organizzate nei locali più in voga di Milazzo come lo Shore, il Paradiso o il Capriccio, era il barcellonese Salvatore Gatto, emanazione per Milazzo e dintorni del barcellonese Carmelo Vito Foti, a cui vengono addebitate una serie di estorsioni aggravate dalle modalità mafiose ai danni di operatori economici di Milazzo e non solo. Nei dintorni, ad esempio, una estorsione, si sarebbe consumata il 24 settembre 2018 ai danni di un locale di Villafranca Tirrena, il “Canarino brillo”. Anche in questo caso Salvatore Gatto avrebbe imposto all’esercente il personale di vigilanza e sicurezza alle sue inaccettabili condizioni: la scelta del personale e costi esorbitanti. Sempre con minacce (talvolta fisiche) Salvatore Gatto, agendo da solo tra l’aprile 2018 e l’aprile 2019, avrebbe avvicinato Stefano Russo e Francesco Rantuccio, sottintendendo e prospettando l’eventualità di attentati se non avessero utilizzato i suoi servizi di sicurezza nei locali di Milazzo da loro gestiti. Avrebbe costretto un altro imprenditore di Barcellona, Filippo Benenati, gli stessi Russo, Rantuccio e Antonino Napoli (a cui è riferibile la società Rng srl), in relazione agli intrattenimenti serali organizzati presso vari locali tra cui quelli ad insegna “Shore” “Paradiso”, ad impiegare personale per la vigilanza e sicurezza unicamente riferibile allo stesso Gatto, sempre in numero superiore alle reali necessità e con compensi maggiorati nell’ordine di 300 euro per ogni serata percepite dal Gatto (oltre alla somma dovuta per il servizio di sicurezza), somme non dovute rispetto ai servizi resi. Inoltre agli stessi operatori economici era stato imposta la scelta di un “dj” di esclusivo gradimento dello stesso Salvatore Gatto e il licenziamento di Luana Stagno e al suo posto l’assunzione di una cugina dello stesso Gatto, oltre alla disponibilità di un tavolo riservato per le sue esigente, in occasione degli eventi organizzati presso gli stessi locali gestiti dai medesimi imprenditori. Gatto, facendo presagire alle vittime il rischio di attentati, secondo l’accusa dei magistrati avrebbe costretto nel luglio 2019 l’imprenditore Paolo Laquidara, gestore del locale “Capriccio Lounge bar” di Capo Milazzo, in relazione agli intrattenimenti serali organizzati presso il suo locale, ad impiegare personale per la vigilanza e sicurezza, unicamente riferibile allo stesso Salvatore Gatto ed “in misura maggiore rispetto alle reali necessità”. Lo stesso imprenditore sarebbe stato costretto anche a corrispondere allo stesso personale suggerito da Gatto compensi esorbitanti e somme non dovute, imponendo anche la chiusura del locale, in anticipo rispetto all’orario stabilito dallo stesso gestore. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 9.696 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT