Il 10% della popolazione soffre d’asma, tra il 3 e il 5% in forma grave: solo in Sicilia quindi almeno 15mila persone vivono gravi crisi di “fame d’aria”, una condizione cronica e drammatica che mette molta paura. La pandemia ha intensificato la preoccupazione di recarsi negli ospedali per ricevere adeguate cure e la diagnosi precoce delle forme asmatiche più pericolose, se non trattate.

Le nuove frontiere delle terapie biologiche, oggi disponibili in alcuni centri, danno sollievo e speranza: «Si tratta di innovative opportunità terapeutiche in grado di restituire una qualità di vita ai pazienti – spiega Nunzio Crimi, direttore UOC Pneumologia e Allergologia del Policlinico di Catania – perché efficaci, sicure e senza effetti collaterali in quanto di fatto contrastano le citochine che causano l’asma, bloccandone il recettore. Chi soffre d’asma grave ha una quotidianità compromessa: fatica a salire le scale, a lavorare, non può svolgere attività fisica, mentre dorme è affannato e ha difficoltà respiratorie. Questo “inferno sintomatologico” può essere gestito con le opzioni biologiche che sostituiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, il cortisone. L’uso di cortisonici infatti, se non necessario in taluni pazienti per i quali il biologico non risulta vantaggioso (in pochi casi si usano entrambi), comporta una serie di effetti dannosi su altri fronti: disturbi ad occhi, reni, sangue, cuore con aumento di altre patologie dunque costi anche per l’SSN”. L’asma è anche una questione economica: la forma grave rappresenta il 60% della spesa per la malattia. “Le terapie biologiche devono essere effettuate solo in centri altamente specializzati – evidenzia Crimi – si tratta di medicina personalizzata e di precisione, frutto di specifica competenza e accuratezza diagnostica. Dopo i primi 2 mesi di somministrazioni in ospedale, possono essere autogestite a casa (come l’insulina per i diabetici), quindi si evita il frequente ritorno in reparto».

In prima linea al fianco dei malati, la onlus ARIAAA-3, associazione siciliana che nei prossimi mesi diventerà nazionale, presieduta da Daniela Gaeta: «La prima ondata pandemica è stata devastante per gli asmatici gravi che già vivono una costante paura di morire con un grande impatto psicologico sulla loro vita e su quella dei caregiver e delle famiglie, ma paradossalmente ha acceso i riflettori sulle criticità delle patologie croniche e sulle esigenze di usare al massimo la tecnologia e le soluzioni digitali oggi disponibili per creare un canale di comunicazione tra SSN e malati, mettendo in rete tutte le associazioni in grado di rispondere alle istanze. Noi prendiamo per mano ogni singolo asmatico grave e lo aiutiamo sotto tutti i punti di vista; l’obiettivo è anche garantire equità e capillarità di servizi in tutte le regioni, senza disparità tra un malato siciliano e uno del Nord».

Daniela Gaeta

P.R.