I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno sequestrato circa 400 mila euro nei confronti dell’imprenditore Immacolato Bonina, impegnato nel settore  nella distribuzione alimentare, originario di Barcellona Pozzo di Gotto. Secondo le ipotesi investigative, attraverso «un sofisticato meccanismo di depauperamento societario che portava, con evidente danno dei creditori», si è giunti al fallimento di una importante società con sede nella città del Longano. Bonina, classe ’64, a cui è stato notificato l’avviso di garanzia, è sottoposto ad indagine in merito all’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, nonché ulteriori ipotesi di reato per omesso versamento dell’Iva e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Le analisi contabili, bancarie e finanziarie, eseguite dagli specialisti delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, su delega della Procura della Repubblica del Tribunale di Barcellona, diretta dal Procuratore Capo Emanuele Crescenti, si sono concentrate su come la società oggetto d’indagine, nonostante la floridità del volume d’affari, da un certo punto in poi, improvvisamente ed inspiegabilmente, manifestasse chiari sintomi di difficoltà finanziarie, con evidenti riflessi sulle somme dovute ai creditori ed all’Erario.  La società oggetto dell’indagine  gravata da una perdita di esercizio per oltre 40 milioni di euro, sarebbe stata “lasciata morire”, cedendo il posto ad una “new company”, riconducibile, tuttavia, al medesimo importante Gruppo imprenditoriale impegnata nel medesimo settore economico.

Successivamente, quindi, i finanzieri peloritani, coordinati dal Sostituto Procuratore barcellonese Veronica De Toni, scandagliando i bilanci presentati a partire dal 2014, avrebbero rilevato «una serie di incongruenze, falsità e rapporti di collegamento tra società nonché valori artefatti nei bilanci al fine di dissimulare uno stato di crisi e di insolvenza», realizzate attraverso una singolare svalutazione dei crediti intercompany, per oltre 30 milioni di euro.  

Il Gip del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto,  Salvatore Pugliese, condividendo l’ipotesi accusatoria della Procura barcellonese e ritenendo l’esistenza del fumus dei reati ipotizzati, ha disposto la misura cautelare reale, sino alla concorrenza della somma di 388.000 euro circa, corrispondente all’Iva non versata «e costituente il profitto del reato, valore superiore alla soglia di punibilità penale, oggi fissata dalla legge a 250 mila euro».