Filippo RussoHa fatto il sindaco per 2 anni ma da 27 è sotto processo. Il calvario giudiziario di Filippo Russo 23 Novembre 2020 Cronaca 4 Commenti Un calvario giudiziario lungo ventisette anni. E’ quello che vede protagonista l’ex sindaco di Milazzo Filippo Russo, 72 anni, vittima di una lentezza giudiziaria estenuante che vede al centro di un procedimento di natura civile in cui si è ritrovato coinvolto nel corso della sua breve esperienza amministrativa come sindaco all’inizio degli anni ’90. Nei giorni scorsi l’ennesimo rinvio a marzo 2021 in Corte d’Appello e la sua amarezza – quella di persona conosciuta in città per rettitudine, bonomia e profonda cultura – espressa in un post sui social. L’ex docente di Letteratura dell’istituto tecnico Majorana, oggi in pensione, ha ricoperto la carica di sindaco a capo di un movimento civico che avrebbe dovuto mettere la parola fine alla Prima Repubblica e, in piena tangentopoli, dare vita ad una primavera politica in salsa mamertina. Una primavera che ben presto si trasformò in un inverno rigido (molti amministratori, espressioni della società civile, erano alla prima esperienza amministrativa e non sono riusciti a “domare” la macchina comunale) così, dopo due anni, arrivarono le irrevocabili dimissioni. «Ho già settantadue anni e mi dispiacerebbe dover lasciare in eredità ai figli così gravosa incombenza – scrive Russo – Il mio torto? Essere stato eletto sindaco (5 dicembre 1993) in quella infuocata fase post tangentopoli in cui vennero “prestati” alla politica rappresentanti della società civile che, per aver dovuto pagare un prezzo altissimo (“come è duro calle lo scendere e ‘l salir”.. le scale del tribunale, uscendone fortunatamente, per quanto mi riguarda, sempre indenne) preferirono in seguito mettersi da parte». Al centro del caso in questione una delibera approvata dal Consiglio comunale in data 31 marzo 1994 (parere di legittimità, favorevole; adeguata copertura finanziaria in Bilancio; importo della fattura 102.576.090 lire corrispondenti ad 52.976,13 euro ma gravato oggi da richiesta di “interessi legali e rivalutazione monetaria dal 29.7.94 al soddisfo”) per l’affidamento ad una cooperativa locale del servizio di assistenza ed ausiliario in un asilo Nido, periodo maggio – luglio 1994, in regime di proroga (già in corso comunque da un paio di anni). La delibera fu annullata dal Co.Re.Co (che all’epoca monitorava gli atti amministrativi dei Comuni) che nell’occasione ravvisò un vizio di legittimità in quanto la prestazione d’opera avrebbe dovuto essere compiuta “con personale proprio od assunto secondo la normativa vigente” e la fattura non poté essere liquidata. Da qui un lungo contenzioso tra Società e Comune, sfociato, maggio 2013, dopo due sentenze contrarie alla Cooperativa che aveva chiamato in giudizio il Comune avanzando richiesta di regolarizzazione della partita, nella chiamata in causa diretta degli amministratori dell’epoca (Sindaco ed assessore) per la corresponsione del pagamento dovuto. «Non entro, non avendone competenze, nel merito dei risvolti tecnico-giuridici della vicenda – conclude Filippo Russo – compito che spetta ai legali, ma qualche considerazione, di ordine, diciamo così, morale, mi sento di farla, tenuto conto che si trattava di un servizio di “considerevole rilevanza sociale”, la cui interruzione avrebbe inevitabilmente causato le proteste dei genitori che pagavano le rette, come accaduto poi con l’occupazione, da parte loro, dell’aula consiliare. Una “storia” che lascia veramente tanto amaro in bocca». Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 6.727 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT