Quello “sciagurato” di Vincenzo Messina si è spento oggi al Policlinico di Messina dove era ricoverato da un mese. Si doveva trattare dell’ennesimo controllo che faceva da anni, ma le cose si sono complicate e il suo cuore ha smesso di battere. “Sciagurato” era l’appellativo affettuoso con cui definiva qualcuno a cui in realtà voleva bene. Io ero uno tra quelli.

Il “barone Messina”, 77 anni, così veniva chiamato con sua grande soddisfazione è stato uno dei miei primi “contatti” al municipio di Milazzo. Non avevo nemmeno vent’anni e lui mi spiegava da giovane cronista anche collegamenti e “rapporti” che vi erano non solo nella politica locale  che spesso risalivano a decenni prima (vi era il passaggio tra la prima e la seconda repubblica) ma segnalava anche delibere e atti che secondo lui meritavano qualche approfondimento giornalistico.

 

Era funzionario al dipartimento Beni Culturali ma in realtà al comune era noto per le sue “tragedie”, da attore consumato quale era. Vincenzo Messina, era poliedrico: uomo di cultura e di spettacolo, regista teatrale è stato il fondatore della compagnia Teatro 71. Per lui la vita era un palcoscenico. Aveva sempre aneddoti, ammoniva facendo un velato riferimento allo zio giudice quando si riteneva vittima di qualche ingiustizia, appena cambiava sindaco tirava fuori qualche foto in cui veniva ritratto con il nuovo primo cittadino poichè, in un modo o nell’altro – a suo dire – l’aveva “cresciuto”. “Sceneggiate” ammetteva, poco dopo. Organizzava spettacoli teatrali, dava alle stampe pubblicazioni, assegnava premi. Andando in pensione e con l’avvento della malattia si era ritirato nella sua casa al Borgo. Lo vedevo di sfuggita, casualmente, a distanza di anni. “Sciagurato che fai?”, mi diceva. L’ultima volta è stato allo Scotch Bar dove mi ha voluto offrire senza accettare rifiuto l’ennesimo caffe della giornata. Con la morte di Vincenzo Messina se ne va l’ennesimo tassello di una Milazzo che c’era e probabilmente non ci sarà più. Buon viaggio “sciagurato”.

Gianfranco Cusumano