Un primo incontro dove il racconto di esperienze ha rappresentato una base solida e comune su cui far proseguire l’azione del movimento “Si resti arrinesci“. Questo quanto emerso durante l’appuntamento di ieri pomeriggio a Palazzo d’Amico dove una nutrita presenza di pubblico ha partecipato all’incontro promosso dall’assessore alle Politiche giovanili Pierpaolo Ruello.

Ad intervenire, oltre al sindaco Giovanni Formica, i rappresentanti del movimento siciliano tra cui il m milazzese Gianmarco Codraro, i ragazzi dell’ Itis “E. Maiorana” e dell’ Itet “Leonardo da Vinci” di Milazzo, giovani imprenditori, studenti universitari e diversi professionisti del comprensorio che hanno condiviso la propria storia di affermazione lavorativa tra difficoltà e soddisfazioni. Tutti accomunati dalla consapevolezza che restare in Sicilia sia una sfida che merita uno sforzo fattivo della Politica e delle Istituzioni per arginare uno svuotamento dell’Isola che rischia di desertificarne futuro e progresso.

«Credo che una prima buona proposta sia iniziare portando tra gli studenti nelle scuole l’esperienza di giovani lavoratori o la presentazione delle principali opportunità di finanziamento pubblico – ha detto l’assessore Ruello – È chiaro che la semplificazione d’accesso a queste misure e l’abbattimento dei tempi di erogazione possa essere un aiuto valido e concreto. E a questo risultato deve condurre la politica intervenendo già sulla normazione centrale. L’esperienza formativa oltre confine è necessaria oggi ma al fine di riversarla sui nostri territori. È importante garantire condizioni e opportunità minime e uguali per tutti nel nostro Paese colmando un divario, già tra le Università, che di certo non aiuta».                                                                                       

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Davide
Davide
5 anni fa

Ma chi sarebbero questi “cervelli”? Non vorrei passasse il messaggio secondo cui ogni laureato rappresenti un cervello. I cervelli, quelli veri, sono coloro che hanno studiato sodo (senza raccomandazioni), che hanno vera passione, talento (non tutti i laureati possiedono talento) e, possibilmente, una buona media (eh sì, non basta solo dire “sono laureato”, bisogna vedere ‘come’…).

Davide
Davide
5 anni fa
Reply to  Davide

Io più che “fuga di cervelli”, riscontro maggiormente “cervelli in fuga”; una sottile differenza linguistica che sottende a molteplici significati, per lo più con accezioni negative. Alle volte si denota tanta spocchia e poco contenuto in taluni “cervelli”.

Priamo
Priamo
5 anni fa

La fuga dei cervelli è una vera emergenza per la città, ma la vera tragedia è che altri invece di andarsene sono rimasti. Provate a immaginare Milazzo se Giovanni Formica, appena laureato, se ne fosse andato a Milano dal suo amico Nino Nastasi che dopo la laurea al politecnico restava lì, Lorenzo Italiano a Tokio, Carmelo Pino a Varese, Pippo Midili a Torino. Parlate ancora di fuga di cervelli?