Una discriminazione di genere che ha trovato ascolto anche nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto attraverso la sensibilità e l’impegno sociale di Angela Gitto, da sempre  impegnata su questi temi.  Nasce così “Oltre il muro del pregiudizio” evento organizzato con il Soroptimist International Club Spadafora Gallo Niceto che, mercoledì 17 luglio dalle 19, porterà nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto, un momento di moda e glamour che però va ben oltre le “apparenze”

 “Una sfilata di moda – spiega Angela Gitto – che di per sé rappresenta un momento di leggerezza e divertimento ma che in realtà, all’interno di quelle mura, diventa un momento di riflessione forte. E’ un progetto che nasce dal desiderio di riflettere su tanti luoghi comuni che abbiamo bisogno di sfatare se vogliamo davvero pensare ad alleviare disagi sociali. Il pregiudizio della detenzione è forse uno di quelli più duri da abbattere, così come quello della malattia psichiatrica”. E Angela lo ricorda citando Alda Merini: “Ognuno di noi ha vissuto qualcosa che l’ha cambiato per sempre”.

Il progetto ha preso vita l’anno scorso grazie al dialogo con una responsabile del settore femminile del carcere Pinuccia Fazio ed è stato possibile realizzarlo grazie alla competenza e sensibilità della direttrice della Casa circondariale  Romina Taiani, e in collaborazione con la comandante della polizia penitenziaria Stefania Greco, della responsabile dell’area pedagogica Rosalia Biondo e del personale dell’intera area sanitaria. Un momento di riflessione con l’obiettivo fondamentale di fare rete fra donne libere e donne “ristrette”.

Il progetto registra la preziosa collaborazione del Lions Club di Barcellona Pozzo di Gotto che ha gia programmato una festa ed una raccolta fondi per le detenute, e un determinante contributo dei privati: la Canditfrucht  e Elettro Meccanica Siciliana, l’istituto di bellezza Merfly e le stesse Sorelle Inglesi che curano le uscite  in passerella. 

Sfileranno 22 donne fra detenute, ristrette e libere come segno di ascolto e solidarietà. Un grazie in particolare – sottolinea Angela Gitto –  all’assessore alla Cultura del Comune di Milazzo, il regista Salvo Presti, che fra l’altro è molto sensibile alla tematica e sta girando un film in una struttura carceraria”.
Altri partner dell’evento la Sartoria Sociale “Kano” di Lucia Isgrò,  L’incantastorie di Elisa Calabrò, il Circolo delle Lucertole di Viviana Isgrò, Frida Onlus di Lucia Crisafulli ed Edizioni Smasher di Giulia Carmen Fasolo. Puccio e Franco curano le acconciature, dando la possibilità alle detenute la possibilità di guardarsi allo specchio, un oggetto per noi scontato ma negato alla quotidianità di queste donne.

Ci sono realtà molto vicine a noi che spesso non hanno voce o ancora peggio subiscono il dramma di un silente pregiudizio.
In Italia solo il 4 per cento della popolazione carceraria è donna. Circa 2.400 persone che occupano spazi destinati alla detenzione maschile, con gradi di marginalità e mancanze che replicano, in modo preoccupante, i meccanismi di esclusione della società che definiamo civile.
E così, in realtà, le detenute soffrono una doppia pena, poiché  il basso numero delle detenzioni tende a far dirottare i fondi nei grandi reparti maschili, destinando poche risorse economiche ai settori femminili.  Da molti anni i dati nazionali sulle donne in carcere restano stabili, i reati  sono sempre di tipo patrimoniale, spesso la donna delinque per cultura o per necessità. L’indole femminile non porta a delinquere contro la persona, eppure questo non è sufficiente per avviare percorsi virtuosi di misure alternative fuori dal carcere.
E la cronica mancanza di risorse rende difficile curare le necessità specifiche delle donne e ancora di più ragionare sulla esternalizzazione della pena, il reinserimento nella società dando centralità al loro ruolo in famiglia e ovviamente  favorire la consapevolezza del reato.