Il rugby, Alessandro, Ruben e Pietro svelano i segreti della palla ovale 16 Marzo 2019 Sport 1 Commenta MEDIA LUIGI RIZZO. Istituto Comprensivo Secondo. Nel rugby solitamente le squadre sono formate da 22 giocatori, 15 in campo e i rimanenti in panchina. Lo scopo del gioco è di portare la palla e farle toccare terra entro l’area di meta. La meta vale 5 punti. Dopo una meta si consegue il diritto di battere un calcio di trasformazione che vale due punti. E si ottengono se la palla supera la sbarra trasversale della porta all’interno dei due pali. La palla di gioco è ovale può essere portata con le mani o calciata con i piedi. Il giocatore in possesso di palla può correre verso la linea di meta avversaria. Anche nel rugby esiste la regola del fuorigioco, che impedisce di passare la palla con le mani in avanti. Il passaggio manuale dev’essere sempre all’indietro oppure in linea. Il giocatore in possesso di palla può essere intercettato, fermato o placcato con prese dal busto ai piedi. Una tradizione importante del gioco è il “Terzo tempo”. Al termine della partita i giocatori delle due squadre sono soliti a ritrovarsi insieme ai tifosi e a tutti quelli che hanno partecipato per festeggiare l’incontro appena concluso. La tradizione prevede un banchetto, offerto dalla squadra che ha ospitato l’incontro. L’atmosfera di cordialità nella quale si sciolgono le tensioni della partita è uno degli aspetti che più divertono chi vi partecipa più affascinano questo sport dell’esterno. Le aquile del tirreno a Milazzo partecipano dall’under 6 all’under 14 e lavorano anche presso le scuole superiori, medie ed elementari. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni giocatori: Alessandro. Perchè lo fai? Perchè dopo aver preso un placcaggio a ribaltare, quello mi ha placcato mi ha stretto la mano. Perchè quando sono andato a sostegno ad un mio compagno ho sentito che aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a portare la palla. Perchè abbracciarti ad un compagno mentre esci distrutto dal campo vale il fango, il freddo e le botte prese. E non t’importa più di niente, nè dei problemi a casa, né di tutto il resto… Questa è la pace più bella del mondo”. Ruben. “Il rugby é uno stile di vita. Se la pensi in questo modo lo puoi vivere come un divertimento. Non è vero che si deve soffrire per giocarlo”. Pietro. “Ad un certo punto ho preso la palla e ho corso fino alla meta come un pazzo, mi inseguivano tutti, come se avessi in mano un pezzo di pizza e loro non mangiavano da 4 giorni”. RUGBY NEL CUORE. Persino Papa Francesco ha parlato bene di questo sport all’apparenza complicato: «Il rugby é uno sport duro, con molto scontro fisico, ma non c’è violenza. C’è grande lealtà, grande rispetto. Giocare a rugby non è un passeggiata e ciò serve anche a temprare il carattere e la forza di volontà. Un altro aspetto che risalta nel rugby è l’equilibrio tra il gruppo l’individuo. Ci sono le famose mischie, che a volte fanno impressione, e le corse agili verso la meta. Nel rugby si corre verso la meta. Questa parola ci fa pensare alla vita, perché tutta la nostra vita tende a una meta. Questa ricerca è faticosa, richiede lotta, impegno, ma l’importante è non correre da soli. Per arrivare bisogna correre insieme; la palla viene passata di mano in mano e si avanza insieme, finché si arriva alla meta. E allora si festeggia». RITA CARAGLIANO III D Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 2.942 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT