il dirigente Simone Scalzo (FOTO OGGI MILAZZO)

Tra le accuse ci sono violenze e minacce rivolte ai familiari per gestire le attività commerciali dei parenti. Addirittura, pur non avendone titolo, aveva sostituito le serrature degli uffici per impedire loro l’accesso con lo scopo di impossessarsi delle azienda specializzata in noleggio mezzi. Infine, non lesinava «azioni intimidatorie attraverso le quali avviava attività di compravendita di mezzi». Il commissariato di polizia di Milazzo guidato dal dirigente Simone Scalzo, ha eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti del barcellonese Sebastiano Puliafito, 53 anni, ex guardia penitenziaria già nota alle forze dell’ordine in quanto ritenuto vicino alla criminalità del Longano. Puliaifito – che si trova in carcere – a Milazzo ha anche gestito delle discoteche.  

Frequenti le liti ed i diverbi, gli avvertimenti che Puliafito, secondo le indagini dei poliziotti del Commissariato di Milazzo, avrebbe fatto ai familiari intimando loro di non mettere piede nei locali delle società di cui ha anche distrutto parte degli arredamenti. I messaggi di morte e con le minacce di incendiare mezzi e stabile (l’azienda si trova nell’hinterland mamertino)  sarebbero state rivolte pure ai dipendenti. Le aggressioni, l’ultima in casa, brandendo un coltello da cucina.

Gli investigatori guidati da Scalzo hanno ricostruito i fatti non solo grazie alle numerose testimonianze ma anche attraverso l’analisi accurata di alcuni cellulari che custodivano messaggi tanto vocali quanto scritti.

Ieri a seguito di serrate indagini, condotte in tempi brevissimi dai poliziotti del Commissariato di Milazzo, coordinate dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto diretta dal Procuratore Emanuele Crescenti, Sebastiano Puliafito è stato condotto in carcere.

Oggi pomeriggio si è tenuto l’interrogatorio di fronte al pm Fabio Gugliotta con l’assistenza dell’avvocato difensore Pinuccio Calabró. Due ore di interrogatorio che si è concluso con la richiesta degli arresti ai domiciliari da parte dell’indagato. Il pubblico ministero si è riservato di decidere.