Comuni in dissesto, Cappadona (Agci): “Serve l’intervento della Regione. Si rischia il blocco dei servizi» 10 Dicembre 2018 Nei Dintorni Bisogna aiutare i comuni siciliani in dissesto. Serve l’intervento della Regione e del Governo Nazionale. Si rischia il blocco dei servizi Socio Assistenziali. Occorre non solo una “cabina di regìa” istituzionale per prevenire situazioni di fallimento negli enti locali ma anche agire sull’estrema lentezza dei procedimenti amministrativi e l’intollerabile ritardo nei pagamenti ai fornitori di beni e servizi. E poi occorrono misure di sostegno creditizio a fronte di situazioni di difficoltà delle imprese causate da ritardi e inadempienze da parte della pubblica amministrazione. Un’analisi chiara e precisa che fa scendere in campo il presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. «Un milione e quattrocentomila cittadini in Sicilia rischiano il blocco di una serie di servizi tipicamente erogati dai Comuni, dagli asili nido all’assistenza a disabili e anziani», afferma Michele Cappadona. «La crisi finanziaria dei Comuni ha innescato una situazione sempre più drammatica per gli operatori delle cooperative che prestano i servizi di assistenza ai cittadini». Oltre un quarto della popolazione della Sicilia risiede nel territorio di 63 amministrazioni comunali in dissesto o predissesto. Sono 28 i Comuni in dissesto finanziario e 35 quelli in predissesto. Ma il 20% dei 390 municipi dell’Isola vive in condizioni di grave sofferenza finanziaria. «Il Tuel (il Testo unico degli enti locali di cui al dlgs 267/2000), consente all’organo di liquidazione dell’ente in dissesto di proporre ai creditori il pagamento di una somma variabile tra il 40 ed il 60 per cento del debito, con la liquidazione obbligatoria entro 30 giorni dall’accettazione della transazione”, spiega Michele Cappadona. “Per chi non accetta la transazione è previsto un accantonamento del 50%. L’accantonamento è elevato al 100 per cento per i debiti assistiti da privilegio». Secondo il codice civile, art. 2751-bis. comma 5 i crediti delle imprese cooperative sono crediti privilegiati. Da notare che circa il 95% dei debiti delle coop sociali corrisponde al costo del lavoro. Le banche non fanno più credito a chi fornisce la pubblica amministrazione. «Bene la proposta di un intervento di Governo e Parlamento regionali su organismo interassessoriale per l’esame tecnico preventivo dei bilanci degli enti pubblici – sostiene Michele Cappadona – Ma occorrono anche misure urgenti che tutelino la sopravvivenza delle cooperative sociali i cui operatori mantengono attivi i servizi ai cittadini, pur con i gravissimi ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. In un momento in cui si sta provvedendo a definire l’ordinamento del nuovo Istituto regionale di credito agevolato (Irca) è opportuno porre in essere strumenti di credito a tutela dei diritti incomprimibili» I trasferimenti ordinari in conto capitale ai Comuni negli ultimi decenni sono calati quasi dell’80%. E il fondo regionale per gli enti locali è passato, nel giro di poche Finanziarie, da 900 a 240 mln. Per il Sud c’è una precisa responsabilità dello Stato, che negli anni della crisi ha ridotto la spesa pubblica per il Mezzogiorno del 7% e ha aumentato quella del centro-nord dello 0,5%. «L’intervento della Regione deve essere incisivo in particolare nei confronti della ‘lentocrazia’ siciliana e delle amministrazioni che non applicano le norme in vigore. Nonostante le circolari dell’assessorato alla Famiglia, ancora pochi giorni fa l’Asp di Messina ha negato al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea il contributo del 40% del costo dei servizi di assistenza per i disabili psichici ricoverati nelle comunità alloggio. Appare incomprensibile come il direttore amministrativo di un’Asp possa non conoscere le norme specifiche in materia. Per evitare il ripetersi di situazioni analoghe chiediamo l’immediato intervento dell’assessore alla Salute Ruggero Razza affinchè vengano applicate senza indugio le disposizioni in vigore”. «La Regione Siciliana non può non farsi carico dello stretto raccordo esistente fra la solidità dei bilanci comunali e le imprese private loro fornitrici di beni e servizi – conclude Michele Cappadona – È opportuno che la politica di governo tenga conto e intervenga con urgenza sulle conseguenze degli squilibri che rischiano di dare un colpo di mannaia sia ai servizi ai cittadini che a tante imprese e al tessuto occupazionale dell’Isola, già in enorme difficoltà. Crisi di risorse, enti locali ed imprese: il mondo della cooperazione conferma la disponibilità a dare il suo supporto per gestire e contenere anche le gravi emergenze di questa particolare criticità». Ecco la lista dei sessantratre comuni in dissesto e pre-dissesto in Sicilia: I 28 Comuni siciliani in dissesto, per ambito provinciale, sono: Aragona, Casteltermini, Favara e Porto Empedocle (Agrigento); Mussomeli, Sommatino, Giarre, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Scordia e Vizzini (Catania); Barrafranca (Enna); Brolo, Mazzarà Sant’Andrea, Milazzo, Scaletta Zanclea, Tortorici (Messina); Bolognetta, Borgetto, Carini, Casteldaccia, Cefalù, Cerda, Monreale (Palermo); Agate (Ragusa); Augusta, Cassaro e Lentini (Siracusa). I 35 Comuni in pre-dissesto sono: Campobello di Licata nell’agrigentino; San Cataldo nel (Caltanissetta); Adrano, Catania, Linguaglossa, Mazzarrone, Randazzo, Riposto, Tremestieri Etneo (Catania); Centuripe e Leonforte (Enna); Barcellona Pozzo di Gotto, Ficarra, Galati Mamertino, Giardini Naxos, Itala, Messina, Motta Camastra, Santa Domenica Vittoria, Sant’Alessio Siculo, Taormina, Terme Vigliatore, Villafranca Tirrena (Messina); Belmonte Mezzagno, Caccamo, Partinico, Piana degli Albanesi e Ustica (Palermo); Modica, Monterosso Almo, Pozzallo e Scicli (Ragusa); Avola, Pachino, Rosolini (Siracusa). Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 2.283 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT