Tribunale di BarcellonaCondannato falso avvocato di Merì, raggirò attività del comprensorio di Milazzo 4 Luglio 2018 Nei Dintorni Il giudice monocratico del Tribunale di Barcellona, Daniele Buzzanca, su richiesta del pubblico ministero Silvana Messina, ha condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione e 1.550 euro di multa, un falso avvocato di Barcellona perché avrebbe truffato gli ignari clienti certi di essersi rivolti ad un legale capace di risolvere i rispettivi problemi giudiziari. Si tratta di Patrizia Tindara Coppolino, 53 anni. Pubblichiamo l’articolo pubblicato ieri nell’edizione messinese de la Gazzetta del Sud a firma di Leonardo Orlando: Il giudice monocratico del Tribunale di Barcellona, Daniele Buzzanca, su richiesta del pubblico ministero Silvana Messina, ha condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione e 1.550 euro di multa, un falso avvocato di Barcellona perché avrebbe truffato gli ignari clienti certi di essersi rivolti ad un legale capace di risolvere i rispettivi problemi giudiziari. L’imputata, Patrizia Tindara Coppolino, 53 anni, una ex commerciante barcellonese di telefonia mobile, già condannata per bancarotta fraudolenta, che risiede a Merì, ad oltre cinque anni dalla citazione in giudizio è stata riconosciuta colpevole di esercizio abusivo della professione forense, truffa, falso documentale e falsità in atti pubblici. Patrizia Tindara Coppolino, difesa dagli avvocati Tommaso Calderone e Sebastiano Campanella, è stata condannata a risarcire in sede civile le persone danneggiate che si sono costituite parte civile con gli avv. Diego Lanza, Giuseppe Cicciari, Loredana Mazzeo e Roberto Picciolo. Per due di esse il giudice ha accordato una provvisionale immediatamente esecutiva di 25 mila euro e di 2.770 euro. L’avv Diego Lanza, tra i principali protagonisti dell’accusa nei confronti dell’imputata assistendo non soltanto la vittima moglie di un inferno ma tutelando anche la posizione di un noto legale barcellonese vittima degli abusi e delle condotte truffaldine della Coppolino, ha messo a nudo tutte le condotte illecite della Coppolino anche avuto riguardo alla posizione della farmacista la cui costituzione di parte civile non era stata ammessa, così come non erano state ammesse le richieste dei legali nei confronti dei quali la donna millantava fantomatici rapporti professionali. Per la stessa vicenda – limitatamente alla sola contestazione del reato di truffa in concorso con la stessa Coppolino – , sono stati invece assolti “per non aver commesso il fatto” i coniugi di Barcellona Luigi Vaccarino, 67 anni, originario di Pace del Mela e la moglie di questi Salvatora Bartolone, 60 anni, entrambi difesi dall’avv. Maura Milioti, i quali erano accusati di aver “incassato” sul proprio conto corrente per aiutare il falso avvocato, una consistente somma di denaro erogata con assegni da una delle vittime dei raggiri. Le vittime della donna che si faceva passare per avvocato sono state principalmente una farmacista ed una tabaccaia. Nel raggiro sono poi cadute altre tre donne, una collaboratrice della stessa farmacista,una impiegata della Procura di Barcellona e una donna moglie di un disabile che si era rivolta al sedicente avvocato per risolvere questioni relative al coniuge malato. Alla farmacista sono stati “spillati” le maggiori risorse: ben 170 mila euro; mentre 22 mila euro i soldi che sarebbero stati truffati alla tabaccaia. Il grosso dell’attività “legale” dell’imputata principale sarebbe stata svolta tra il gennaio del 2009 e il settembre 2011. Giorno dopo giorno – così come ha rivelato l’inchiesta della Procura di Barcellona – le vicende hanno preso una piega giudiziaria reale e non fittizia come l’attività forense posta in essere dall’imputata. La falsa avvocata infatti era riuscita a carpire la fiducia della farmacista alla quale aveva fatto credere di essere un legale regolarmente abilitato e di collaborare con due studi professionali di fama, di Barcellona e Palmi. L’artificio avveniva mentre all’epoca in Tribunale si stava celebrando uno dei tanti processi dormienti per una vecchia bancarotta fraudolenta e che si è poi concluso con la sentenza di condanna a 2 anni e 6 medi di reclusione per il fallimento del noto esercizio commerciale di telefonia, tra i primi del settore ad aver fatto capolino negli anni 90 nella Città del Longano. L’inchiesta ha rivelato che Patrizia Tindara Coppolino avrebbe persino intrattenuto rapporti epistolari con multinazionali del farmaco e contenziosi con i gestori dell’energia elettrica e ciò senza averne i titoli, per poi far sparire i soldi che le venivano consegnati dalla farmacista per saldare e transigere questioni rimaste aperte. Alla tabaccaia invece, oltre alla separazione, avrebbe curato contenziosi con enti pubblici. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 10.376 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT