ISTITUTO LEONARDO DA VINCI. Carmelo Isgrò, biologo e biochimico milazzese è uno dei volti noti della nostra città. E’ autore del libro “Guida alla Natura di Capo Milazzo”, dedica gran parte del suo tempo libero alla natura da anni è impegnato nelle “escursioni naturalistiche a Capo Milazzo”, mediante le quali ha fatto conoscere il nostro Promontorio a migliaia di turisti di tutte le lingue e nazioni. Appassionato di fotografia, vice-Campione italiano di Fotografia Subacquea nel 2015. Istruttore federale di vela (Fiv), di immersione con le bombole e di Apnea (Fipsas-Cmas). Socio fondatore e presidente dell’associazione di attività subacquee “Dugongo Team”, che ogni anno organizza gare di fotografia subacquea e di apnea (in cui sono stati stabiliti diversi record italiani e mondiali). Ha allestito la mostra naturalistica “I fossili di Capo Milazzo” in collaborazione con l’Università di Catania e diverse mostre fotografiche sulla natura e i fondali del Promontorio. Ha collaborato con diverse università, enti e associazioni di ricerca. Ma soprattutto nell’estate del 2017 si è distino per aver effettuato da solo, sotto l’egida del Museo della Fauna dell’Università degli studi di Messina, il recupero di un intero scheletro di un Capodoglio spiaggiato a Capo Milazzo.
E recentemente è stato il promotore di alcune “giornate di raccolta della plastica” da spiagge del Promontorio di Capo Milazzo, a cui hanno partecipato decine di associazioni e liberi cittadini.

Questa è Carmelo Isgrò amico dell’Itet “Leonardo da Vinci”, che in questi anni ha tenuto incontri e seminari nella nostra scuola, volti a diffondere la cultura del rispetto di un ecosistema che in questi anni sta soffrendo molto la presenza non sempre rispettosa dell’uomo. Ha inoltre collaborato con l’indirizzo di Grafica e Comunicazione nella realizzazione del Diario d’Istituto “Avvinci”. La seconda edizione del diario 2018/19 trae i contenuti dal suo libro dal titolo “Guida alla natura di Capo Milazzo” edito da Lombardo Edizioni.

Com’è nata la sua passione per la natura e per la fotografia?
Ricordo che alle elementari, mentre i miei amici giocavano con le figurine dei calciatori, io ero l’unico ad avere le figurine degli animali, non amando per nulla il calcio; fortunatamente, grazie al mio carattere socievole e scherzoso, non ho mai sofferto eventuali esclusioni dal gruppo.
All’epoca sapevo i nomi di tutti gli animali, anche quelli più rari, probabilmente più di quelli che conosco oggi!
La prima macchina fotografica l’ho avuta all’età di cinque anni, nei primi anni ’90; era un’analogica “giocattolo” delle tartarughe ninja, che custodisco gelosamente. Mio padre però, possedeva una reflex Nikon FE (anch’essa a rullino) e dopo meno di un anno, vedendo la mia passione, me la fece usare per farmi sentire un fotografo vero ed importante

E per la fotografia subacquea?
“Ricordo benissimo quando scattai la prima fotografia subacquea: ero con la mia inseparabile maschera a Punta Rotolo (Capo Milazzo) all’età di sei anni con una usa e getta subacquea, regalatami dai miei cugini del nord che avevano visto la mia grande passione per la fotografia e il mare”. Fotografai una coloratissima Donzella pavonina (Thalassoma pavo), ancora uno dei miei pesci preferiti”.

Come ha saputo della morte del Capodoglio?
“Mi è arrivata una telefonata che mi allertava circa la presenza del cetaceo a largo di Punta Mazza (Capo Milazzo), ormai già purtroppo deceduto. La morte del Capodoglio è stata causata da una rete che si è impigliata nella pinna caudale, causandone una lenta e lunga agonia e infine la morte”.
Una simile perdita, di un animale lungo otto metri, ha fatto scattare nel biologo, rabbia e tristezza virate successivamente, in un sentimento di profonda empatia con il Capodoglio. Non potevo permettere che la sua morte, causata dall’uomo, fosse vanificata e lasciare che cadesse nell’oblio. Dovevo dare memoria di quel povero giovane capodoglio, per sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto della vita del mare e dei suoi abitanti”. Ecco che come un novello Indiana Jones, sotto l’egida del Museo della Fauna dell’Università di Messina, ha provveduto a scarnificare le ossa, affinché queste, possano essere esposte in un futuro Museo del Mare. All’interno del suo intestino ho trovato delle buste di plastica e perfino un vaso di plastica morbida che si usa in agricoltura. Questo da un’indicazione di come il grave problema della plastica in mare sia diventata una priorità non più sottovalutabile.

Capodoglio spiaggiato a Capo Milazzo (Foto Carmelo Isgrò)

La fotografia fatta al Capodoglio ha partecipato e vinto il primo premio “Vizzini”, perchè ha dato come titolo “Laudato si”?
Ho voluto creare un forte contrasto tra le celebri parole di San Francesco, che nel Cantico delle Creature loda il Signore per le sue meravigliose creature, e la fotografia del capodoglio morto per colpa dell’uomo moderno, che tutto sembra fare tranne che apprezzare il dono che gli è stato fatto. Più recentemente “Laudato si’ ” è stata un’enciclica di Papa Francesco scritta nel suo terzo anno di pontificato, in cui invita tutti gli uomini al rispetto dell’ambiente.

Carmelo Isgrò con i resti del Capodoglio

Che prospettive hai per il futuro?
“Io ho un sogno, che è quello di vedere il Capodoglio Siso, esposto a Milazzo in un moderno “Museo del mare”, che coniughi scienza e arte: ecologia, tecnologia, pittura, scultura, fotografia e musica. Un luogo super interattivo, che mostri le meraviglie che abbiamo nel nostro mare e nel contempo i delicati equilibri che l’uomo non deve sconvolgere con la modernità.
Un luogo di Scienza (grazie alla presenza dell’Università degli Studi di Messina) e di Arte grazie alla collaborazione che ho stretto con l’artista milazzese Giuseppe La Spada, da sempre sensibile a questi temi, fondatore del movimento “we are drops” che ha lo scopo di divulgare ed educare attraverso talk e mostre fotografiche all’amore e al rispetto per l’ambiente, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni.

ROBERTA DE GAETANO IIIB

Turismo