ISTITUTO COMPRENSIVO SECONDO. Sono stato spesso impressionato dai racconti dei miei nonni sulle alluvioni ricorrenti di contrada Bastione. In particolare mi hanno raccontato che nel 1971 il torrente Mela esondò, rompendo gli argini ed arrivò così vicino alle abitazioni e alle strade che essi decisero di abbandonare la propria casa portandosi quelle poche cose necessarie per qualche giorno. Diversi anni sono trascorsi e dopo l’ennesima alluvione gli alunni della Scuola Media Zirilli furono costretti a uscire sui gommoni dei Vigili del fuoco, tra quegli studenti c’erano i miei genitori. Non fu né la prima né l’ultima delle alluvioni della via San Paolino. Nell’ottobre del 2015 il torrente Mela ruppe nuovamente gli argini, esondando in maniera disastrosa. In Contrada Bastione alcuni miei amici persero la casa e tutto ciò che c’era all’interno. Mi sono sempre chiesto se questi episodi catastrofici fossero collegabili o se qualche oscura maledizione sembra accompagnare la città di Milazzo nei decenni della sua storia. La ragione invece ha origine nella deviazione del corso del torrente Mela per favorire lo sviluppo delle produzioni agricole della Piana.

Torrente Mela da Santa Lucia del Mela

Fin da tempi remoti la Valle del Mela ha prodotto grano (epoca romana), lino e gelsi da foglie per i bachi da seta (epoca medievale e tardo medievale), barbabietola da zucchero (età moderna), tale ricchezza e abbondanza produttiva fecero la fortuna del porto di Milazzo e delle dominazioni che nei secoli si sono succedute in Sicilia. La storia del torrente Mela è anche legata strettamente alla storia del porto di Milazzo e viceversa.

Sembra che, un tempo, il Mela sfociasse a sud est della penisola milazzese, ma il suo sbocco in mare fu letteralmente ‘spostato’ ad ovest. In epoche molto antiche il Mela contribuì alla stessa formazione della piana di Milazzo, che per sua natura è alluvionale. Milazzo, per alcuni studiosi, in epoche antichissime rappresentava l’ottava isola delle Eolie.

Incuriosito, nelle mie ricerche sulla storia di Milazzo e sul suo porto, mi sono imbattuto nel nome dell’architetto Cono Terranova. L’ho incontrato recentemente, poco prima che iniziasse una sua lezione presso la Lute all’ Itis Majorana. L’architetto Terranova è un appassionato storico e vice presidente dell’Associazione Italia Nostra per la valorizzazione del territorio. A lui ho rivolto le seguenti domande.

Contrada Padura, San Filippo del Mela

Architetto Terranova, cosa le ha dato spunto per le sue ricerche sulla valle del Mela?

Tutto nasce da una denuncia sulla realizzazione di un fantasioso “Aeroporto del Mela” da parte di un ricco imprenditore indiano. Il progetto prevedeva di operare nell’alveo del Mela, perché proprio sul greto del torrente dovevano ricadere le piste degli aerei. Ancora una volta non si voleva lasciare in pace il Mela. Ma questa fissazione di ‘non lasciarlo in pace’ sembra abbia accomunato vari popoli nei secoli.

In quale epoca avvenne la deviazione del Mela? Ad opera di chi e per quale ragione?

Ritengo che la deviazione, la prima di una lunga serie, avvenne nel 1300 circa a opera di Federico III D’Aragona, presumibilmente per tutelare le masserie di proprietà della Corona dalle piene ricorrenti del Mela. Il sovrano aragonese decise di deviare una delle due biforcazioni principali del delta del fiume, precisamente quella di destra che andava verso il porto di Milazzo, ripiegandola verso quella di sinistra, che andava verso Barcellona. La deviazione generò un gomito nel corso del fiume, all’altezza del cimitero di San Filippo del Mela, poco sopra la contrada Belvedere. Il ramo rimasto non era sufficiente a contenere la portata del torrente durante le piene, di conseguenza generava esondazioni nei sui punti più deboli.

Pensa che il gesto di re Federico abbia portato benefici anche a noi?

Sì, se lo osserviamo dalla prospettiva degli uomini di quel tempo, perché contribuì allo sviluppo della Valle del Mela, per duplici ragioni economiche: una era quella di proteggere dalle piene le masserie della Piana, la seconda era di evitare l’interramento del porto, che avrebbe causato uno “strozzamento” del traffico marittimo delle derrate agricole. Era un sistema economico circolare, perché tutto quello che veniva prodotto poi era esportato tramite il porto.

Incuria del greto del fiume

L‘alluvione di Bastione è una conseguenza di quella modifica?

Si, assolutamente: l’acqua troppo vorticosa fuoriesce dagli argini nel suo “tallone d’Achille”, contrada Bastione. Le piene sono molto pericolose soprattutto per chi ha casa nei pressi degli argini. Nel tempo la causa delle esondazioni si deve alla cattiva gestione degli argini, ma anche delle aree adiacenti al fiume.

 Gli allagamenti della via San Paolino sono causati sempre dal Mela?

Qui invece il discorso cambia, il fiume c’entra poco: le terre lungo la Via San Paolino assorbono poco le acque piovane. Un tempo quella era una zona di pantani, di sorgive, in cui l’acqua risale e torna a scorrere lungo il corso di vecchi rami secondari del Mela, ormai cementificati. Stessa sorte subiscono le vie Rio Rosso e Fiumarella, che nel nome conservano ricordo della loro origine.

Perché considerava negativamente la proposta dell’”Aeroporto del Mela”?

L’idea di un aeroporto ‘sul Mela’ meglio che ‘del Mela’, visto che sarebbe sorto proprio sul letto del torrente, era l’idea peggiore che si potesse avere. Alle prime piogge i cantieri per la costruzione dell’aeroporto, scavati sul greto, sarebbero stati sommersi, ancora prima che si vedessero le piste di atterraggio concluse. Il convegno di Italia Nostra del dicembre 2016 mise in luce tutte le pecche che questo progetto aveva; infatti, dopo una quindicina di giorni, gli investitori abbandonarono l’idea di un aeroporto nella Valle del Mela e posarono gli occhi su Giammoro. Ma è emerso anche che la poca cura dei terreni, il disboscamento dei Peloritani, l’incuria degli argini e delle sponde del torrente Mela hanno, nei decenni, accresciuto la pericolosità delle piene.

Per concludere, Architetto Terranova, quali soluzioni secondo lei si potrebbero adottare per evitare il ripetersi delle alluvioni causate dal Mela?

Ritengo che siano necessari lavori di lunga durata che portino a ristabilire, almeno in parte, l’equilibrio naturale del territorio del Mela, in particolare: risanamento del bacino montano (rintroducendo i boschi); divieto delle attività di cava; divieto o rigorosa regolamentazione dell’estrazione della ghiaia. Ricostituzione delle aree di naturale esondazione (aree di sfogo), adatte al deflusso delle piene e lontane dalle zone abitate, soluzione questa già adottata in altri luoghi.

Bisognerebbe, in conclusione, lasciare in pace e rispettare colui che ha dato vita alla nostra Valle. Ciò dimostrerebbe da parte nostra amore per il territorio.

EMANUELE VALENTI III A

Media Luigi Rizzo