IN CLASSE (La città raccontata dagli studenti di Milazzo). Il 17 febbraio scorso nell’aula Magna dell’ITET Leonardo da Vinci si è svolta un’importantissima conferenza diretto dalla  dirigente Stefania Scolaro. All’incontro hanno partecipato Tiziana Stracuzzi, rappresentante di Libera, Vincenzo Scaffidi dell’Associazione Giglio, Gianluca ed Angela Manca, rispettivamente fratello e mamma di Attilio Manca. Ed ecco le parole di una mamma, quella di Attilio Manca, che non si è mai arresa e a cui ho pensato di fare questa intervista.

«Quando io, mio figlio e mio marito abbiamo iniziato questa battaglia eravamo soli, avevamo tutti contro perché tutti quanti dicevano che noi eravamo pazzi, che Attilio era un drogato, che non volevamo accettare che era un drogato e così via. Noi non ci siamo mai arresi, abbiamo cominciato a parlare di Attilio, abbiamo cominciato a seminare, a portare il nostro caso ai giovani perché siete voi quelli che dovete avere il coraggio di cambiare la situazione e man mano i giovani venivano a conoscenza dell’illegalità che ci circonda e il marcio che c’è in giro però ricordate ragazzi Don Ciotti dice sempre una cosa: i mafiosi sono solo un migliaio, di più sono le persone oneste però se noi tutti quanti persone oneste cominciamo a fare la nostra parte, cominciamo a portare le nostre testimonianze in giro alla fine noi vinceremo perché noi saremo più forti! L’illegalità noi la combatteremo, cominciando a non votare politici corrotti, quando ci sono le elezioni non diciamo “sono tutti uguali”, quando mi dicono così io mi arrabbio perché non è vero, non sono tutti uguali. Le persone oneste ci sono quindi cerchiamo noi stessi di non voltarci dall’altra parte perché se ciascuno di noi farà qualcosa insieme potremo fare molto».

Ci sono stati momenti in cui lei e la sua famiglia vi siete sentiti così scoraggiati da pensare di abbandonare tutto?

“Si, ci sono stati questi momenti e ci sono tuttora. Ci sono stati soprattutto all’inizio perché ero sola, nel senso che mio figlio per i primi due anni aveva bisogno di metabolizzare il lutto e non voleva nemmeno parlarne, noi a casa di Attilio non dovevamo parlare perché lui stava troppo male e mio marito è più fragile di me. Mi veniva da mollare tutto, però poi pensavo ad Attilio, che così perdeva il suo onore, che al posto mio non avrebbe mollato. Io dovevo ridargli dignità. Un po’ alla volta abbiamo visto che intorno a noi si è creata tanta solidarietà. Da tutte le parti d’Italia ogni giorno tante persone ci stanno vicine, ci scrivono e ci invitano a partecipare agli eventi. Il caso di Attilio ormai non lo possono più nascondere. Già dopo un solo anno dalla morte di Attilio c’è stato il primo mafioso che ha parlato di un urologo che aveva visitato Provenzano nel suo rifugio, eppure lo stesso stato che dovrebbe tutelare i cittadini ha nascosto la verità. Ma noi ci battiamo imperterriti perché prima o poi lo stato dovrà darci la verità che anche noi conosciamo da 12 anni.”

Ha trovato conforto nell’ associazione Libera, rispetto a prima, quando era sola?

“Certo che ho trovato conforto, io vi dico una cosa: la prima persona che ha avuto fiducia in noi e ha detto che Attilio è stato ammazzato dai mafiosi è stato Don Ciotti. Io non mi scorderò mai l’affettuosità di Don Ciotti quando noi gli abbiamo raccontato la storia di Attilio, lui ha detto di aver visto centinaia di persone morte per droga ma per droga non si muore così perché Attilio, lo sapete, è stato trovato con un’emorragia tremenda; sul suo letto c’era un lago di sangue e per terra una pozza di sangue e Don Luigi Ciotti ha detto che non era possibile. Ecco, questo è avere la prima fiducia di una persona come lui, e poi man mano se ne sono aggiunti molti altri; e nonostante Attilio non sia riconosciuto come vittima di mafia il giorno della memoria fra i mille nomi ci sarà anche il suo. Ogni anno non vi dico l’emozione che io provo, due anni fa ho letto il nome di Attilio davanti al papa, è stata un’emozione indescrivibile, non vi dico la commozione di quel Papa e la commozione mia di leggere il nome di mio figlio, vittima di mafia negata dallo stato ma accettata dalla chiesa davanti al Papa. Grazie».

Non c’è nessun commento da fare. Queste parole sono più eloquenti di qualsiasi discorso. L’unica cosa che si possa auspicare è che venga accertata la verità, che vengano i colpevoli di questo orribile omicidio ma soprattutto che ci si impegni veramente per smantellare questo sistema mafioso e le collusioni con la politica.

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