Giovanni Petrungaro: «Ecco la Milazzo che vorrei» 1 Febbraio 2016 Al Microfono, In Classe IN CLASSE (La città raccontata dagli studenti di Milazzo). Per decenni ha scritto per la Gazzetta del Sud, il quotidiano cartaceo più letto della provincia di Messina e della Calabria, oggi ricopre la carica di responsabile dell’ Ufficio Stampa del Comune di Milazzo. Giovanni Petrungaro, grazie alla sua posizione di osservatore privilegiato, è uno dei pochi che può esprimere con cognizione un parere sui problemi della città di Milazzo. Li ha seguiti nell’ambito della sua professione raccontandone le evoluzioni o, in alcuni casi, le involuzioni. (L’intervista è stata realizzata dal figlio Gabriele, ndr) Avendo vissuto e scritto per molti anni su questo territorio quale pensiero ha maturato sulla città di Milazzo? Milazzo una città che piace soprattutto a chi viene a visitarla, forse un po’ meno a chi ci abita. Purtroppo scrivendo di questa città da oltre 30 anni, mi sono accorto che a differenza di realtà vicine, la nostra non è una città che è riuscita a crescere, ostaggio delle proprie paure, della propria voglia di rimanere ancorata al passato, della propria incapacità di usare dei termine che sono fondamentali per crescere come condivisione, collaborazione, unità. Purtroppo il vocabolario usato a Milazzo non contiene questi termini. E’ da sempre motivo di scontro e di dibattito tra le varie forze politiche locali la questione ambientale. Qual è la sua opinione in merito? La questione ambientale è al centro di ogni discussione. Ieri, oggi e domani, forse lo sarà per sempre sino a quando ci saranno le industrie. Poi si parlerà d’altro, mi auguro di sviluppo e di altre opportunità occupazionali e non di crisi di lavoro. Dico questo perché la Raffineria è stata da un lato fonte di ricchezza e dall’altro motivo di scontro. Ma non si è mai trovato un equilibrio e la colpa ritengo non sia solo della politica, visto che in fin dei conti siamo noi quella politica che ci amministra. Per risolvere la questione ambientale dobbiamo essere capaci di scelte forti, di saper rinunciare, di mettere da parte i desideri. Cosa voglio dire? Non possiamo lottare la Raffineria e il politico che colpevolizziamo se poi siamo pronti a chiedere aiuto economico e sponsorizzazioni. Il punto è un altro. Non limitiamoci a gridare all’inquinamento, ma creiamo occasioni alternative di sviluppo. Penso alla riviera di Ponente, dove l’unica cosa programmata è stata negli anni il depuratore. Ma si può? Se la scelta industriale era a Levante perché l’impianto di depurazione non è stato fatto lì e si preservava l’altra riviera, trasformandola in zona turistica come avvenuto a San Vito Lo Capo? Riguardo appunto il turismo cosa significa per lei e soprattutto come potrebbe essere incentivato nel sul territorio? Ecco il turismo. Parola bellissima che però non significa quel movimento di turisti nel periodo estivo o i pochi che si vedono da qualche anno anche in inverno. Turismo significa rivoluzione culturale, nuova mentalità, anche qui comprendere che la città deve porsi al servizio dell’ospite e non considerare chi arriva solo uno che ti porta dei soldi per una settimana e poi va via. Fare turismo significa essere sempre pronti anche quando non ci sono i turisti, vivere e accettare una città diversa, più vivibile, anche rivoluzionata dal punto di vista urbanistico. Le modifiche alla viabilità, progetto voluto e realizzato dalla nuova amministrazione, hanno creato non poche polemiche. Qual è il suo pensiero in merito questa decisione? Non dico se le polemiche sono giuste o sbagliate. La mia visione è quella di una città vivibile che tenga fuori dal centro urbano le auto come avviene in tutte le località d’arte a prescindere dalla conformazione del territorio. E’ un problema di mentalità. E’ chiaro che dicendo questo aggiungo la necessità di garantire i servizi, penso a parcheggi e bus navetta. Cosa difficile? Forse ma se ci limitiamo a commentare e non cominceremo resteremo sempre al palo come avvenuto con il piano regolatore che rappresenta la radiografia di una città per poi programmare gli interventi migliorativi e che invece continua a rimanere bloccato. In un periodo come questo credo sia doveroso parlare dei giovani. Che ruolo potrebbero giocare nel cambiamento e nell’amministrazione della città? Li vede al centro di un possibile cambiamento? I giovani. Per me sono la risorsa fondamentale del futuro ma, voglio essere sincero, non li vedo appassionati, non sembrano interessati ad essere protagonisti di un cambiamento. Forse anni di politica sbagliata li ha sfiduciati, l’assenza dei partiti politici non ha fatto crescere i migliori, la mancanza di lavoro ha fatto il resto. Molti decidono di andare via, chi resta pensa solo a sbarcare la giornata. Non c’è quell’entusiasmo che dovrebbe essere la molla per il cambiamento. Le sue risposte lasciano trapelare un po’ di pessimismo. Lei si giudica una persona pessimista? Se sì, cosa la porta a questa visione della società? Non è una visione pessimistica, ma ritengo che sia la visione di chi ha seguito questa città da tanto tempo notando non solo pochi miglioramenti, ma anzi un regresso, un indietreggiare. E poi se si dice che tutto va bene allora vuol dire davvero che non si crescerà mai. Gabriele Petrungaro I A Scient. Sc. App. Liceo Impallomeni Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 4.315 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT