I relatori del convegno al TrifilettiInquinamento dopo l’incendio alla Ram: lo dice il rotolone Scottex 18 Novembre 2015 Ambiente 5 Commenti I residenti di Milazzo e della Valle del Mela, dopo l’incendio del serbatoio TK513 della Raffineria di Milazzo, non hanno respirato solo fuliggine ma inquinanti tra i più pericolosi. Lo certifica uno studio commissionato dai comuni di Santa Lucia del Mela, San Pier Niceto e Monforte San Giorgio al prof. Annibale Biggeri, ordinario di Statistica medica all’Università di Firenze e presidente della società no profit Epidemiologia e prevenzione “Giulio Maccaro”. Il metodo? Quello del panno Scottex. Lo studio è stato presentato stamattina al Teatro Trifiletti nel corso di un convegno a cui hanno partecipato delegazioni di studenti degli istituti superiori. Sul palco amministratori del Mela e tecnici (Luigi Calderone, Nino Campo, Peppe Cannistrà, Damiano Maisano, Rocco Maimone, il medico Pasquale Andaloro e i prof. Annibale Biggeri). A moderare gli intervento il presidente dell’Adasc, Peppe Maimone. Nella settimana dell’incendio – secondo quanto riportato – sono stati realizzati 47 campionamenti di polveri raccolte mediante dei panni tipo scottex dalle superfici esterne delle abitazioni (per esempio sui davanzali) entro un raggio di dieci chilometri dal serbatoio. I 47 campioni sono stati poi suddivisi in quattro aree geografiche, corrispondenti ai quattro punti cardinali. I risultati hanno rilevato concentrazioni sopra la media di idrocarburi policiclici aromatici, soprattutto nelle zone a centro, ovest e sud. Valori più bassi sono stati riportati dai campionamenti ad est. Questi dati sono poi stati confrontati con i campionamenti realizzati nei pressi della raffineria di Sarroch in condizioni normali. Questo confronto ha consentito di dimostrare che i valori nel comprensorio di Milazzo e della Valle del mela nel corso dell’incendio erano notevolmente superiori (fino a 30 volte) rispetto alle condizioni registrate nell’impianto sardo. Lo studio, dunque, ha rilevato la forte presenza di idrocarburi policiclici aromatici classificati dall’organizzazione mondiale della sanità cancerogene per l’uomo. Studio che, comunque, non intende smentire il lavoro svolto dall’Azienda sanitaria locale o dell’Arpa. Gli enti, dopo l’incendio, hanno certificato che non vi erano stati danni permanenti. Il dottore Domenico Sindoni, direttore dell’Asp di Messina, ha ricordato gli oltre 60 campionamenti realizzati allora in aziende del comprensorio che hanno riconsegnato risultati confortanti in merito alla qualità dei prodotti agricoli. I dubbi maggiori sono stati sollevati sull’efficienza e sull’efficacia dei controlli eseguiti da Arpa. L’agenzia non disporrebbe, infatti, né di personale sufficiente, né di mezzi adeguati ai rilevamenti. Nel corso della discussione è emerso, inoltre, che l’ente di protezione ambientale non sarebbe in grado di misurare i valori di PM 2,5, ossia le polveri sottili più fini e più pericolose. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 2.882 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT