Santino Smedili come J.K. Rowling o Tolkien. Ai puristi potrebbe sembrare una bestemmia paragonare l’ultima fatica letteraria del responsabile dell’Ufficio Statistica del Comune di Milazzo agli autori di bestseller come “Harry Potter o “Il Signore degli Anelli”, eppure sfogliando “Dalla Sena in poi…” (Lombardo Edizioni, pg. 208, 10 euro), ad un certo punto, sembra di avere tra le mani un libro fantasy. Se con Rowling si scopre la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e con Tolkien le avventure nella “Terra di Mezzo”, il libro di Smedili porta a scoprire un luogo chiamato Milazzo, pieno di posti incantanti di cui si tramandano storie, e forse leggende, che si chiamano Grotta Polifemo, Bar Castelli, Silvanetta, Munsueddu, il doposcuola delle signorine Nastasi o pratiche d’altri tempi come la pulizia della lana ad Acqueviole, i Carnevali al Trifiletti, l’albero di Natale dei Vigili urbani.

La Milazzo raccontata da Smedile, con tanto di nomi e foto in bianco e nero, per chi ha meno di 40 anni è una sorta di “pen..isola che non c’è”. Un mondo che non esiste. Il libro della Lombardo Edizioni, giunto già alla seconda ristampa, è composto da una cinquantina di brevi episodi pieni di aneddoti, la spiegazione di giochi o usanze che oggi sembrano provenire da una “Terra di mezzo”. Eppure era la nostra città fino a poco tempo fa. Quella senza punti di riferimento, viabilità caotica, personaggi.

Smedili ricorda le orchestrine, le feste di Ognissanti o i carnevali, e poi quello che per lui è il periodo che l’ha segnato più di tutti: il periodo al classico “Impallomeni”. Tutte le storie, in qualche modo, riconducono alla Sena – dove è cresciuto – e al liceo di via Risorgimento.

Con il tono lieve che lo contraddistingue, Smedili ha scritto un libro che nulla ha da invidiare a quelli di storici locali che, però, fotografano un’epoca puntando tutto su documenti e dati tecnici. L’ex vigile di ferro (era una colonna portante del comando prima di essere folgorato sulla via della statistica), grande esperto di musica, molti lo ricordano quando la domenica mattina trasmetteva canzoni anni ’60 da Radio Stereo Elle. Condiva le presentazioni con curiosità e aneddoti. Una specie di Paolo Limiti milazzese. Poi si è dedicato all’editoria fondando Terminal, un foglio locale nel quale racconta storie e denuncia piccoli e grandi disagi. Il suo modo di raccontare la vita quotidiana con una carrellata di ricordi e la immancabile battuta dialettale è un marchio di fabbrica. «”Dalla sena in poi…” è un viaggio nel passato nel quale non troviamo i giovani di oggi – dice l’autore – Ma saranno loro a rivivere, attraverso quanto narrato, spesso in maniera semplice ed a volte trasgressiva e comica, quello che hanno sentito più volte nei racconti dei più grandi».

Gia.C.

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Enzo
Enzo
9 anni fa

Condivido tutto. Il libro che sto leggendo, Dalla Sena in poi, sta suscitando in me delle emozioni mai provati prima, mi ha riportato indietro agli anni più belli e spensierati della mia vita. Sono Un Milazzese, nato il 21/03/1950, e ho purtroppo dovuto lasciare Milazzo nel 67, dopo la morte di mio padre, avvenuta il 21/03/1965, all’età di 15 anni. Per lavoro mi sono trasferito al nord nel 67. Io, non scomoderei personaggi quali; Rowling o Tolkien per l’autore di questo libro, dico soltanto che se uno scrittore, come in questo caso, riesce a trasmettere delle emozione, ha compiuto il… Leggi il resto »

patrizia
patrizia
9 anni fa

Pippo, lei ha ragione! Sono due cose distinte e separate! Probabilmente l’autore della recensione si è lasciato andare, esprimendo confronti ingenerosi … In effetti un libro che racconta una Milazzo che non c’è più non può essere paragonato ad altri libri che raccontano vicende mai esistite! Scommetto che se anche lei dovesse leggere il libro si sentirebbe coinvolto… Faccia questa prova, e poi esprima il suo commento! Non lo faccia per partito preso!

Pippo
Pippo
9 anni fa

E che palle questi che fanno i maestrini con la matita rossa e blu….paragonare Smedili a Tolkien è da geni.. :))))))

Pinuccio
Pinuccio
9 anni fa

Disattenzione la posso giustificare in un soggetto privato, non in una pseudo-testata giornalistica.

patrizia
patrizia
9 anni fa

a Pinuccio: non si tratta di errore, ma spesso disattenzione. Metti ad esempio che volesse scrivere PERIODO, quindi “un periodo”, e poi ha deciso di cambiare in “EPOCA”. E’ stato cambiato solo il sostantivo, ritenuto più appropriato… Ed è saltato l’apostrofo!