Sgominato clan nel milazzese: ecco i dettagli 2 Ottobre 2014 Cronaca Sei ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda che riguardano la fascia tirrenica tra Milazzo e Messina (oltre a Villa San Giovanni). L’accusa principale nei confronti degli indagati è di associazione mafiosa. Questo il risultato dell’operazione che ha coinvolto la compagnia dei carabinieri di Milazzo all’alba. Le indagini, iniziate nel novembre 2011 e concluse nell’ottobre 2013, sono state condotte in sinergia dai Carabinieri delle Stazioni di Rometta, San Pier Niceto, Roccavaldina, Monforte San Giorgio, Salina e del Nucleo Operativo di Milazzo. Secondo il comunicato dei carabinieri – che riportiamo integralmente- facevano parte di un nuovo clan nascente. Questo il testo del comando provinciale dell’arma: Nella mattinata odierna, in diverse località della fascia tirrenica della provincia di Messina e in Villa San Giovanni (R.C.), i Carabinieri della Compagnia di Milazzo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 indagati per associazione mafiosa, estorsione, rapina, furto in abitazione, incendio boschivo, porto e detenzione illegale di armi e munizionamento ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa nata a seguito di un atto intimidatorio subito da un esercizio commerciale di “barbiere”, ai danni del quale furono esplosi alcuni colpi di pistola che danneggiarono una saracinesca nel novembre del 2011. Le indagini, iniziate nel novembre 2011 e concluse nell’ottobre 2013, condotte in sinergia dai Carabinieri delle Stazioni di Rometta, San Pier Niceto, Roccavaldina, Monforte San Giorgio, Salina e del Nucleo Operativo di Milazzo hanno permesso di disarticolare un nuovo clan emergente che tentava di prendere il controllo della fascia tirrenica a ridosso di Messina e in particolare dei territori di Rometta, Spadafora, Villafranca e Saponara. Nel tentativo di “appropriarsi” del controllo del territorio i sodali pianificavano ed eseguivano diversi atti intimidatori, esplodendo colpi d’arma da fuoco alle saracinesche di esercizi commerciali, bruciando diverse autovetture o zone boschive, minacciando di morte, in alcuni casi, personalmente la vittima. Il gruppo criminale non disdegnava di perpetrare talvolta anche furti in abitazione e rapine. Una rapina ai danni di una anziana donna in particolare è stata connotata da particolare violenza. In questo caso la vittima è stata imbavagliata, legata e percossa prima di essere derubata. L’organizzazione criminale, che i sodali spesso chiamano “Famiglia”, benché ancora emergente, presentava già le caratteristiche tipiche di una struttura gerarchica tipicamente mafiosa. A capo di questo nuovo sodalizio c’era Santamaria Francesco, classe 1971 di Rometta, pregiudicato, che gli appartenenti al clan usavano chiamare il “padrino”. Al Santamaria, infatti, viene riconosciuta dagli altri membri una “carismatica” autorità, mediante la quale, in più occasioni, riporta “l’ordine” mettendo fine a faide interne ed esterne al gruppo criminale. “Il Padrino” si comporta come tale, convocando riunioni degli appartenenti, nel corso delle quali da ordini e disposizioni sia di natura “operativa” (attentati, danneggiamenti) sia di natura “strategica”(organizzare e pagare la difesa legale di uno dei membri arrestati). L’autorità intimidatoria diretta ed indiretta del Santamaria è dimostrata anche dal fatto che egli pretenda e ottenga dai commercianti della zona prestazioni gratuite, sia per se e per i suoi familiari, che per tutti i sodali. Gli altri membri della “consorteria” : Smedile Domenico, classe1967, di Spadafora, pregiudicato, Mavilia Sergio, classe 1986 di Rometta ma di fatto domiciliato in Villafranca Tirrena, pregiudicato, Talarico Tindaro, classe 1976 di Spadafora, pregiudicato, Corrado Pasquale, classe 1976 di Augusta di fatto domiciliato in Villa San Giovanni, pregiudicato, operavano di massima su disposizione del “Padrino”, commettendo diversi reati di natura intimidatoria e predatoria, con il secondo fine di mettersi in mostra agli occhi del loro capo. Gli spari contro le saracinesche, gli incendi di autovetture e altri reati rappresentano spesso “avvertimenti” o “ripicche” per comportamenti reputati “sbagliati”, in una dinamica di acquisizione del controllo del territorio. Nell’organizzazione esistevano anche compiti specifici, ad esempio il Talarico si occupava di detenere e nascondere le armi da fuoco. Quest’ultimo, infatti, in data 9 giugno 2012 veniva tratto in arresto dai Carabinieri poiché trovato in possesso di due pistole cal. 7,65 di cui una con matricola abrasa e diverse munizioni. Sebbene dalle indagini non sia emerso in maniera diretta, si desume che l’organizzazione sia stata operativa anche nel settore delle estorsioni, che avrebbero rappresentato un’importante fonte di approvvigionamento economico. Benché non sia stato possibile accertare l’esistenza di un preciso collegamento con la mafia barcellonese, non mancano i contatti tra i elementi di spicco. In particolare, in un episodio sintomatico, il Santamaria, per il tramite di Smedile riceve un “imbasciata” da parte di Foti Salvatore, figlio di Foti Carmelo Vito, personalità di spicco dell’area barcellonese. Un approfondimento meritano gli incendi boschivi divampati negli anni scorsi nel Comune di Rometta. Attraverso complesse attività di indagine è stato possibile raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del Mavilia. Quest’ultimo, che più volte si proclamava piromane, è stato l’autore di diversi incendi boschivi di ampie dimensioni, tra i quali uno verificatosi il 17 maggio del 2008 in località Umbro di Rometta, che si estese a tal punto da lambire l’abitato delle frazioni di Sant’Andrea e Sottocastello, distruggendo più di 60 ettari di macchia mediterranea. Nell’operazione di oggi è stata tratta in arresto anche Fassi Elvira, classe 1993, di Villafranca Tirrena, fidanzata del Mavilia, a fianco del quale, ha commesso alcuni incendi e perpetrato alcuni furti. Nonostante la ragazza, sotto la guida e l’influenza del Mavilia, è risultata essere avvezza al crimine, non è stata considerata organica al clan. Per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari con “obbligo di braccialetto elettronico”. L’elenco degli arrestati: 1. Santamaria Francesco, classe 1971 di Rometta, pregiudicato, promotore del clan e noto come il “padrino” per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento, in carcere. 2. Smedile Domenico, classe 1967, di Spadafora, pregiudicato, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento e rapina, in carcere. 3. Mavilia Sergio, classe 1986 di Rometta ma di fatto domiciliato in Villafranca Tirrena, pregiudicato, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento, incendio boschivo e furto in abitazione, in carcere. 4. Talarico Tindaro, classe 1976 di Spadafora, pregiudicato, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, già agli arresti domiciliari per reati non connessi, in carcere. 5. Corrado Pasquale, di Augusta classe 1976, di fatto domiciliato in Villa San Giovanni, pregiudicato, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso in porto abusivo di armi da fuoco, furto, gia’ sottoposto all’obbligo di firma per reati non connessi, in carcere. 6. Fassi Elvira, classe 1993, di Villafranca Tirrena, per i reati di incendio e furto, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 7.427 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT