Edipower e A2A hanno presentato alla Presidenza della Regione Siciliana il “progetto industriale del polo tecnologico di energie rinnovabili innovative”. Un piano, che riguarda il futuro della centrale di San Filippo del Mela, che non piace alle associazioni ambientaliste «in quanto va ad incrementare la situazione di crisi ambientale del territorio». Nel dettaglio il progetto prevede la conversione del gruppo 2 utilizzando il Combustibile Solido Secondario (Css) quest’ultimo ottenuto dai rifiuti, con un consumo di 260 kilotonnellate annue. Le Associazioni – si legge in una nota dell’Adasc di Milazzo – già si stanno organizzando «per condurre l’ennesima battaglia per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica». E l’olio combustile scomparirà dalla centrale di San Filippo del Mela? Da ciò che si può osservare dal piano depositato alla Regione gli altri gruppi funzioneranno con il solito combustile. «Un cocktail inquinante per il territorio e la popolazione residente» scrive .

peppe maimone

Sono previsti altri interventi, ritenuti dalle associazioni «solo per gettare fumo negli occhi, quali la realizzazione di un impianto “digestione anaerobica delle biomasse per la produzione di biogas”, fotovoltaico a concentrazione e un solare termodinamico». Da non sottovalutare – continuano in una nota gli ambientalisti – il problema del traffico veicolare sulla strada statale già molto movimentata, che a tutt’oggi non è stato nemmeno considerato». Tante le domande che si pongono: «Il combustile ottenuto dai rifiuti che la società vorrà bruciare come arriverà in centrale? Con i Tir? Oppure viene creato in loco l’impianto per la produzione del Css? «Un progetto vuoto, scialbo, che non contiene nemmeno uno studio d’impatto ambientale per capire le ripercussioni sull’ambiente – dice il presidente dell’Adasc, Peppe Maimone – il comune di San Filippo del Mela concerti il tutto con gli enti locali ricadenti dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale e con le Associazioni ambientaliste impegnate da tempo. Convinti che il progetto viola in primis il principio di precauzione e diverse direttive e convenzioni europee i sodalizi sono giá a lavoro per chiedere l’intervento dell’Unione Europea. Una cosa é chiara! L’esperienza insegna! Non ci facciamo più preparare il pacchetto preconfezionato (vedi Terna). Le associazioni hanno il diritto di partecipare nei tavoli, incontri ed entrare all’interno del procedimento amministrativo come sancito dalla normativa vigente!” Il futuro del sito non può essere deciso dentro un palazzo di potere ma necessariamente insieme alla popolazione. Nel frattempo i comuni limitrofi stanno accendendo i riflettori sulla questione, qualche sindaco si è espresso contro l’utilizzo del Css e si è dichiarato a fianco delle Associazioni. Bisogna trovare una soluzione ecosostenibile per il territorio senza subire il solito e ridicolo ricatto occupazionale», conclude Maimone.