Da lunedì scorso all’ospedale di Milazzo sono garantite le urgenze ma dimezzate le sale operatorie programmate. La carenza di organico dello strategico reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Milazzo, infatti, si ripercuote sulla funzionalità del blocco operatorio con notevoli disagi peri cittadini utenti. Da lunedì scorso sono saltati gli interventi dei reparti chirurgici di ortopedia, chirurgia e ostetricia e altre sale operatorie saranno sospese per questa settimana fino a sabato. «Eppure è da tempo che i vertici dell’ASP messinese conoscono la situazione del reparto di Anestesia dell’Ospedale di Milazzo – scrive in una nota Antonio Lamberto del sindacato AAROI –  ripetutamente segnalata dal responsabile e dal sindacato degli anestesisti ospedalieri Aaroi che, inascoltato, ormai da mesi chiede un incontro per studiare possibili soluzioni alla cronica carenza di anestesisti e alla conseguente caotica organizzazione del servizio di Anestesia». Da mesi due anestesisti sono assenti per malattia prolungata e due per maternità, a queste si sono ultimamente aggiunte altre due malattie e due riduzioni di orario per allattamento portando ad otto il numero dei medici carenti: il 45% dell’intero organico.

«Ovvio quindi – continua Lamberto – non poter garantire tutti i servizi da erogare ed inevitabile la sospensione delle sedute operatorie. E si prevede un aggravarsi della situazione nei vicini mesi estivi quando, essendo impossibile negare al personale medico adesso in servizio le ferie contrattuali, si potranno garantire solo le urgenze». L’Aaroi , attraverso il suo rappresentante provinciale Antonio Lamberto, propone una distribuzione della criticità su tutti e sette i nosocomi dell’ ASP, «ritenendo che la carenza di uno o due anestesisti per presidio sia meglio governabile di quella di otto unità in un solo ospedale, e a questo si potrebbe associare una attività incentivante mirata alla sala operatoria». Lamberto contesta non solo i vertici dell’Asp ma «il silenzio delle istituzioni e della politica, mette a rischio livelli dovuti di garanzia per la salute dei cittadini e dei lavoratori , lasciando il personale in una situazione di grave rischio organizzativo in un settore delicatissimo quale l’emergenza-urgenza».