Se non si definirà al più presto il futuro della centrale termoelettrica Edipower la protesta dei lavoratori potrebbe diventare “ingovernabile”. A scriverlo in una lettera inviata alla A2A, azienda proprietaria del’impianto industriale di San Filippo del Mela, ai sindaci del territorio, alla Regione e ai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente sono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Oceano, Genovese e Catania). Da qualche mese i dipendenti della Centrale Termoelettrica Edipower/A2A e le maestranze dell’indotto vivono uno stato di forte preoccupazione per il mantenimento del posto di lavoro. Con lo smantellamento dei due gruppi da 160 MW, infatti, la centrale si troverà, già dal prossimo mese, ad operare con soli 4 gruppi, che l’azienda intenderebbe impiegare per la maggior parte a “riserva fredda”  mentre, per uno solo di questi, verrebbe sperimentato un carburante di nuova tecnologia, chiamato CSS e ricavato da una parte dei rifiuti della differenziata.

«Il progetto per ora solo accennato dall’Amministratore Delegato di Edipower/A2A nell’incontro in Prefettura – scrivono i sindacati – oltre a determinare già nell’immediato una contrazione delle attività, non è tuttora supportato da nulla e, soprattutto, non è mai stato vagliato, accettato ed autorizzato dalle istituzioni , sia locali che regionali e nazionali, a cui per legge spetta l’ultima parola. Senza un confronto con tutti i soggetti preposti a decidere, sarà dunque impossibile per sindacati e lavoratori  verificare concretamente l’efficacia, la praticabilità e, non ultimo, le garanzie della proposta. E senza l’immediata attivazione di questo percorso vi è il serio rischio che i tempi necessari alla verifica, ed alle autorizzazioni, non coincidano con quelli per ultimare i lavori di riconversione dell’impianto, e che di conseguenza le 300 unità, tra diretti ed indotto, si ritrovino alla fine licenziati». La Prefettura di Messina ha ospitato un incontro tra le parti il 27 novembre, a cui hanno partecipato solo azienda e sindacati. Attualmente non è stato fissato nessun altro confronto. I lavoratori sono sul piede di guerra anche perchè per la seconda volta un intervento di  Terna ha negato anche il diritto allo sciopero. «In queste condizioni vi è dunque il concreto rischio che la protesta possa uscire dalla normale prassi della contrapposizione tra le parti e diventi ingovernabile», conclude la lettera.