Dai campetti polverosi di Milazzo agli stadi della Serie B, passando per anni bui e tanta gavetta. Ne ha fatta di strada il 21enne milazzese Jacopo Dall’Oglio. La Reggina, infatti, ha deciso di puntare stabilmente su di lui, tra i migliori giovani nella cadetteria in questa prima parte di stagione.

Ti aspettavi un inizio di campionato così?

“Per nulla. Ringrazio mister e società per la fiducia. All’inizio ero fuori rosa, è stata dura rientrare. Con impegno e determinazione mi sono ritagliato uno spazio per me importante. Credevo di andare in prestito poi, per fortuna, non è andata così”.

Dall’Oglio

Gli ultimi due anni li hai passati in Lega Pro, l’ex Serie C, senza però incidere molto…

“A Pavia, due anni fa, ho avuto un infortunio al collaterale. Un periodo duro perché era la prima volta che passavo tanto tempo lontano dal Sud e avevo qualche grillo per la testa. L’anno scorso a Barletta ero partito bene prima di un altro lungo stop: uno strappo che mi ha tenuto 4 mesi fuori. Poi con il nuovo tecnico Nevio Orlandi (un trascorso anche in Serie A NdR) e il direttore Gabriele Martino (ex Lazio)  ho ritrovato il campo e siam riusciti a salvarci dopo i play out”.

Quando hai incominciato a giocare? Come sei arrivato fin lì?

“A 5 anni nel Sacro Cuore. Poi sono passato alla Folgore. Lì mi ha scoperto la Reggina. Si giocava un’amichevole tra i giovanissimi della Folgore, all’epoca classe ’90, e gli esordienti della Reggina, classe ’91. Mister Salvatore De Luca mi disse di partecipare, nonostante fossi più piccolo di tutti. Io non volevo, lui riuscì a convincermi con molta insistenza. E meno male. Giocai veramente bene quella partita, perdemmo due a uno ma presi una traversa su punizione. Dino Posillipo, tecnico degli amaranto, mi volle a tutti i costi. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza. I primi tempi a Reggio, però, non sono stati facili. Fino a 14 anni facevo la spola tra Milazzo e la Calabria, mi allenavo tre volte la settimana. Poi i carichi di lavoro sono aumentati e la società mi ha consigliato di rimanere lì, anche per motivi di studio: quando viaggiavo tornavo a casa, distrutto, alle 9 di sera e non avevo né tempo né voglia di mettermi sui libri”.

Per fortuna sei vicino Milazzo…

“Ci torno appena ho due giorni liberi. C’è la mia famiglia, c’è la mia ragazza e ci sono i miei amici d’infanzia. D’estate, inoltre, mi ci trasferisco proprio. Quando finirò di giocare mi trasferirò stabilmente a Milazzo, ho preso anche una casa. La mia città la rispetto anche se non ho mai avuto la possibilità di giocarci. Per questo vorrò chiudere la mia carriera con la maglia rossoblù. Durante gli anni del professionismo non ho mai avuto contatti, nonostante mio padre Ernesto abbia allenato per un anno i portieri del Milazzo. E credo sia stato un bene. E’ stato molto importante per me farmi le ossa lontano da casa e dalle distrazioni. E poi un pezzo della mia città, ogni volta che gioco in casa, c’è sempre: mamma, fidanzata e amici non si perdono una partita a Reggio”.

Non sei il primo professionista in famiglia…

“Mio fratello Maurizio, più grande di un paio d’anni, ha collezionato 2 presenze con la Vibonese, mentre mio padre ha nel palmares qualche campionato in C2 con l’Igea Virtus. Io sono riuscito ad arrivare in Serie B. Ho debuttato tre anni fa, contro il Sassuolo, e adesso spero di ritagliarmi uno spazio importante.

Devo molto alla mia famiglia. Mio padre mi ha dato molti consigli e mi ha tirato su di morale quando non giocavo a Pavia. Mi diceva di allenarmi più degli altri, di non accontentarsi mai. Mio nonno Maurizio, invece, mi ha accompagnato per 4 anni a Reggio. Mi seguiva quando ero più piccolo e dopo mi è rimasto vicino, quando è diventato dirigente delle giovanili reggine. Un’esperienza per lui non nuova, visto che era stato nel direttivo anche in Serie D con il Milazzo”.

Da piccolo volevi fare il calciatore?

“No, amavo e amo il motocross. Adesso però non posso girarci visto il lavoro che faccio. Ma quando smetto me ne comprerò subito una. E’ una passione che mi è rimasta dentro, seguo sempre e ammiro Tony Cairoli, grandissimo campione di Patti. Mi piacerebbe incontrarlo”.

Sebastian Donzella

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