Il pm Francesco Massara ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ ex segretario dell’ Opera pia “Nicolaci Bonomo” di Barcellona, Mariano Cangemi, 59 anni, ex funzionario di Palazzo Longano, oggi in servizio al Comune di Milazzo negli uffici della Polizia Municipale, perché dovrà rispondere dei reati di truffa in concorso e, per fatti più recenti, di tentata truffa aggravata nei confronti della più grande Ipab della provincia che ha un patrimonio immobiliare di oltre 13 milioni di euro. A scriverlo è il quotidiano la Gazzetta del Sud nell’edizione di oggi in un dettagliato articolo di Leonardo Orlando. Ecco la versione integrale del testo:

«La richiesta di rinvio a giudizio -con le medesime accuse di truffa in concorso e tentata truffa aggravata ai danni di un ente – è stata estesa anche alla moglie di Cangemi, Pasqua Nuccia Formica, 55 anni di Milazzo, presidente della locale sezione Avulss e vicepresidente del Centro servizi per il volontariato di Messina. Richiesta di rinvio a giudizio anche per il geometra Fortunato Saya, 68 anni, di Barcellona, da sempre tecnico di fiducia dell’ Ipab “Nicolaci Bonomo” e dello stesso Cangemi. Stralciata, invece, per essere archiviata la posizione di un quarto indagato, un funzionario della Regione, Giovanni Perez, nominato all’ epoca dei fatti commissario straordinario dell’ Ipab, perché nel frattempo è deceduto. I tre imputati per i quali è stato chiesto il giudizio dovranno presentarsi davanti al gup Sara D’ Addea per essere giudicati nell’ udienza del 28 febbraio del prossimo anno. Le contestazioni mosse ai tre imputati, difesi dagli avv. Tommaso Calderone, Giuseppe Lo Presti e Massimo Lo Giudice, sono di truffa in concorso, poiché Pasqua Nuccia Formica, quale titolare dell’ azienda agricola “Camilla Orsi” con sede in contrada Salicà di Terme Vigliatore, realizzata su un terreno di proprietà dell’ Opera pia dove insiste una grande e antica casa colonica restaurata con fondi della stessa Ipab, assieme al marito Mariano Cangemi, oltre che segretario dell’ Ipab, considerato dalla Procura di fatto titolare dell’ azienda agricola Camilla Orsi, hanno goduto per oltre 15 anni del vasto fondo agricolo e dell’ immobile restaurato con fondi pubblici della Regione erogati all’ ente, stipulando, dopo una delibera commissariale dell’ ente del 16 agosto 1997 un contratto d’ affitto che è scaduto l’ 11 novembre dello scorso anno, risultato assai svantaggioso per l’ Ipab in quanto veniva stabilito già in avvio un prezzo annuo di appena 1 milione e 600 mila delle vecchie lire, quando invece il canone annuo minimo, considerati anche i miglioramenti apportati sul fondo con spese a totale carico dell’ Ipab, come da conclusione dei lavori del 3 ottobre del 1997, non poteva essere inferiore ad 8 milioni e 700 mila delle vecchie lire. In realtà la titolare dell’ azienda “Camilla Orsi”, non ha sborsato nemmeno un centesimo negli oltre 15 anni in cui ha usufruito del vasto fondo agricolo e del grandioso caseggiato rurale trasformato in villa di campagna e residenza del figlio dei coniugi Cangemi -Formica, in quanto- contrariamente al vero – gli imputati asserivano che erano stati eseguiti i lavori di ristrutturazione preten dendo alla scadenza del contratto avvenuto lo scorso anno, il pagamento di indennità per miglioramenti mai eseguiti per un valore complessivo di 200 mila euro. Cangemi e Formica sono indicati nel capo d’ accusa quali istigatori nell’ indurre l’ allora commissario straordinario Giovanni Perez a certificare con atto del 26 gennaio del 1998 che «la parte affittuaria aveva realizzato miglioramenti, fatto contrario al vero in quanto i miglioramenti presenti sul fondo erano stati eseguiti, con conclusione dei lavori come accertato dalla Guardia di finanza e da una consulenza tecnica disposta dalla Procura il 3 ottobre 1997, integralmente con spese a carico dell’ Ipab Nicolaci Bono mo». Le spese indicate falsamente dall’ allora commissario sono servite a compensare i 36 milioni di vecchie lire che la titolare della “Camilla Orsi” doveva nei 15 anni all’ Ipab e deve ancora quale corrispettivo degli affitti mai pagati per un immobile di inestimabile valore che ancora non è stato restituito all’ Opera pia per essere utilizzato per scopi sociali in favore dell’ infanzia. «Così facendo – come indicato nel capo d’ accusa – i coniugi Cangemi e Formica-traevano in errore l’ Ipab sull’ esecuzione dei miglioramenti apportati e sul canone dovuto procurando a Pasqua Nuccia Formica un vantaggio patrimoniale ingiusto pari al godimento gratuito del fondo agricolo senza alcun esborso con danno per la stessa Ipab pari a 67 mila e 500 euro pari a canone minimo che Formica avrebbe dovuto corrispondere in assenza di artifizi per ben 15 anni». I coniugi Cangemi e Formica avrebbero inoltre, assieme al geometra Fortunato Saya, tentato di compiere una ulteriore truffa, in quanto con “artifizi e raggiri” chiedevano 200 mila euro perlasciare il fondo e il caseggiato, presentando documentazione tecnica redatta dal geometra Saya e tentando negli ultimi mesi di dimostrare di aver realizzato i lavori che in realtà – come risultato dal certificato di conclusione delle opere firmato dallo stesso geometra Saya – erano stati ultimati da una impresa pagata dall’ Ipab che a sua volta aveva ricevuto i fondi dalla Regione. Già nel 2009 il sen. Beppe Lumia nell’ interrogazione parlamentare aveva chiesto spiegazioni sull’ immobile di contrada Salicà di Terme Vigliatore e sull’ azienda agricola “Camilla Orsi”.