L’Amministrazione comunale ha deciso, diventando parte attiva nella procedura per la prima volta, di presentare ricorso in Cassazione avverso l’Ordinanza n. 707 del 05/09/2013 con la quale il C.G.A. di Palermo ha accolto l’istanza cautelare proposta in primo grado dai ricorrenti. Nello specifico si contesta il “difetto di giurisdizione” da parte del Consiglio di giustizia amministrativa, che – si evidenzia – non ha competenza in materia, poiché, sulla base di quanto verificatosi non soltanto in Sicilia e stabilito dalla sentenza n. 60/2013 della Corte Costituzionale, sul territorio italiano per ciò che concerne la materia contabile ed il dissesto finanziario queste sono di esclusiva competenza della Corte dei Conti.Pertanto, in base anche a quanto disposto dall’art. 103 comma 2 della Costituzione italiana, sulla scorta della sentenza n. 60/2013 della corte costituzionale e sentenza 2/2013 della sezione riunite della Corte dei Conti, il Comune di Milazzo richiede l’intervento della Cassazione affinché venga ristabilito un principio costituzionale e di legittimità, secondo il quale, gli atti posti in essere dalla Corte dei conti e gli atti vincolati discendenti sono giudicabili solo dalla stessa magistratura contabile e non certo dalla magistratura amministrativa.

carmelo pino

“In una interpretazione alquanto “bizantina” – prosegue l’Amministrazione – il Cga ha stranamente ritenuto che il Prefetto abbia dato da solo origine ad un procedimento in materia esclusiva e non collegato invece alla deliberazione della Corte dei Conti. Una interpretazione che sarebbe quindi in netto contrasto non soltanto con il contesto normativo previsto dalla Legge 213/2012 ma anche con quello costituzionale. Una decisione che ha fatto usare toni trionfalistici ridimensionati a distanza di poche ore e che ha divulgato la notizia che il dissesto non è più esistente. Non è certo il CGA che può stabilire questo. Se ne è ben guardato dal farlo anche nella stessa decisione assunta”. “Non siamo stati fino ad oggi parte attiva di alcun procedimento assunto in merito al dissesto. Nonostante ciò siamo stati individuati come responsabili di tutti i ricorsi che si sono succeduti. Alla luce di queste infondate dichiarazioni e del fatto che proprio in nome di quella legalità sbandierata, spesso a sproposito, da più parti bisogna tutelare prevalentemente il bene comune e l’interesse superiore della collettività, si è deciso di ricorrere alla Suprema Corte – ha detto il sindaco Pino – perché nonostante tutto occorre ancora credere nella giustizia . Sin dall’inizio del proprio insediamento questa Amministrazione ha deciso di portare avanti un’azione di risanamento del Comune che si trovava in una situazione finanziaria drammatica, mettendo al primo posto la tutela della comunità che non poteva più tollerare le conseguenze delle allegre gestioni del passato. Il dissesto, non mi stancherò mai di ripeterlo, non è stata una scelta, ma un atto ineludibile ed inevitabile che è stato certificato da organi imparziali e super partes come la Corte dei Conti, ma ancora prima dalla Regione Sicilia. Niente e nulla può mettere in discussione un qualcosa che esiste purtroppo da solo e che “nessuno”, neanche il Cga ha avuto il coraggio di disconoscere. “Come si spiegherebbero infatti le istanze per quasi 60 milioni presentate all’Organo straordinario di liquidazione? Con la dichiarazione di dissesto è stata bloccata una emorragia di uscite continue. Basta dire che dal mio insediamento alla dichiarazione del default, si è stati obbligati a versare in virtù di sentenze ai commissari ad acta nominati per riscuotere i crediti dei fornitori, ben 5 milioni di euro. Si sarebbe arrivati all’insolvenza. Invece oggi, nove mesi dopo, mentre tutti i Comuni di Sicilia, dai più piccoli ai più grandi, sono alle prese con la difficoltà di garantire i servizi essenziali, Milazzo riesce a garantire i servizi ai cittadini, a regolarizzare i pagamenti (sino al maggio di quest’anno i fornitori sono stati pagati), ad aprire buone prospettive anche al personale precario del Comune. E per finire abbiamo salvato dalla “svendita” i Molini Lo Presti. Ecco perché non possiamo accettare che in dispregio del diritto si pensi di riaffermare quelle logiche politiche, che nell’ultimo decennio sono state devastanti per i Milazzesi”, conclude Pino.