Sembrava essere arrivata la schiarita ma ii rapporti tra i vertici della Confcommercio di Messina e gli aderenti di Milazzo sono ritornati tesi. Non è esclusa una clamorosa protesta con le dimissioni in massa dei commercianti. Ai milazzesi, che si fanno anche interpreti delle istanze dei colleghi di altre realtà della provincia (da Barcellona a Capo d’Orlando), non sono piaciute le nomine fatte dal presidente Carmelo Picciotto all’interno della Camera di Commercio. Nonostante il 65% degli iscritti operino in provincia, questi sono stati esclusi dalle rappresentanze. In un primo momento sembrava che ci fossero i margini per una sostituzione in corsa, ma così non è stato.

Carmelo Picciotto

A fine agosto i commercianti di milazzo avevano diramato un comunicato a cui è seguita una replica sulla Gazzetta del Sud. A riprendere la parola, oggi, sono di nuovo i milazzesi: “Il presidente non risponde in alcun modo al problema sollevato dagli associati di Milazzo anzi addebita a noi fatti e comportamenti di cui la componente milazzese è assolutamente estranea – sottolineano –  Difatti la gestione amministrativa e le scelte sindacali venivano assunte dal direttore e dalla giunta provinciale, organi di cui i sottoscrittori del documento sono stati totalmente estranei e mai coinvolti in alcun modo. Picciotto dovrebbe sapere che lo statuto di Confcommercio (sarebbe bene leggerselo) attribuisce compiti e responsabilità a ben determinati organi sociali, anzi se si gira attorno trova fra i 9 nominativi da lui indicati per il rinnovo dell’Ente Camerale, dirigenti della passata gestione, fedelissimi dell’ex direttore, padre padrone della Confcommercio di Messina, che sono sue parole “hanno fatto parte di un sistema che ha fallito”. Se Picciotto, avesse riflettuto, assieme all’estensore della confusa risposta, si sarebbe risparmiata questa ulteriore gaffe”. Picciotto aveva tracciato anche l’identikit del nuovo presidente dell’ente camerale da lui auspicato: “personaggio di altissimo profilo professionale e morale che ha con fatti documentati e certificati, contribuito alla crescita della Regione”. Anche su questo punto è polemica: “Allora c’è veramente da preoccuparsi, se quest’uomo della provvidenza (che uscirà dal cilindro dei 9) di cui tutti conosciamo il nome, ma nessuno si sogna di farlo, ha contribuito attivamente, come dice Picciotto, allo sfascio della Sicilia scambiandolo per crescita, povera Camera di Commercio. Vogliamo dire al presidente Picciotto, che non bastano i buoni propositi, le case di vetro e le riunioni del lunedì, per risolvere gravi problemi della categoria che ormai si trascinano da tempo. Gli associati che si sono rivolti a lui hanno sempre dimostrato di operare, con propri sacrifici per lo sviluppo economico delle loro aziende, che non sono minoritarie come lui ritiene ma rappresentative ed anzi un riferimento non solo per la Confcommercio ma per la crescita economica della Sicilia. Se poi si vuole fare ancora peggio, liberi di scegliere. Ma noi non ci stiamo”, conclude la nota. La parola ora passa a Picciotto.