Da Brindisi a Milazzo: in procura le salme dimenticate 25 Novembre 2012 Cronaca Da mesi rimangono “abbandonate” nella sala mortuaria del cimitero di Milazzo delle cassette in zinco con resti mortali al centro di una vicenda burocratica approdata alla Procura di Barcellona. Di mezzo le interpretazioni rigide di funzionari e dirigenti al comune di Milazzo che impediscono la sepoltura delle spoglie giunte da Brindisi. A raccontare la disavventura il nostro lettore Edoardo Macrì in una lettera aperta. Speriamo che al Comune di Milazzo qualcuno intervenga. Premettiamo: soldi non ne servono, la scusa del dissesto in questo caso non vale. Il cimitero di Milazzo Forse qualcuno dei lettori ha notato, nella sala mortuaria del nostro cimitero, tre cassette in zinco, ciascuna con dei resti mortali da collocare in una cella in concessione agli interessati. La vicenda mi riguarda di persona ed eccola. Nel 1965, a seguito di un incidente d’auto, è morta tutta la famiglia di mia moglie: padre, madre e sorella. Le tre salme furono allora tumulate nel Cimitero di Brindisi, in una cappella di famiglia, edificata proprio per loro. In tutti questi anni, noi siamo andati in quella Città almeno due o tre volte l’anno, solo per potar loro dei fiori. Adesso che siamo un po’ grandicelli, questo non lo possiamo più fare. Abbiamo pensato allora di riesumare i resti mortali dei nostri cari dal Cimitero di Brindisi e collocarli nel nostro, in una cella a colombario che abbiamo in concessione, ove attualmente c’è la salma di un nostro nipotino, morto appena nato. Prima di muoverci, abbiamo chiesto il permesso al nostro Comune, ricevendo risposta che tale collocazione era possibile solo per le urne cinerarie. Così, siamo andati poi a Brindisi per attuare questo piano, anche se la cosa c’è sembrata un po’ da carnefici, poiché mio suocero, ai tempi della seconda guerra mondiale, era miracolosamente sfuggito dalla cremazione nazista ( era allora comandante del porto di Cefalonia – Grecia – e subito dopo l’armistizio è stato trasportato dai tedeschi nei vari campi di sterminio, non avendo collaborato con loro, perché aveva giurato fedeltà al Re ). A Brindisi avremmo dovuto riesumarli per cremarli a Salerno, unico forno crematorio al momento disponibile, per poi portare le urne cinerarie a Milazzo, come da autorizzazione concessa. Nel frattempo questo forno è stato chiuso per infiltrazioni mafiose. Questa nostra difficoltà è stata poi comunicata al direttore del Cimitero di Brindisi, che si è meravigliato della necessità della cremazione, giacché loro a Brindisi non fanno alcuna differenza tra resti mortali e urne cinerarie, agli effetti della tumulazione nelle celle locali a colombario. Una pratica peraltro che loro agevolano per due motivi: risparmiare terreno e consentire l’avvicinamento dei resti delle famiglie. E questo tanto più che c’è una circolare esplicativa a proposito del Ministero della Sanità, la nr. 24/93, il cui paragrafo 13.3, così recita: “ è consentita la collocazione di più cassette di resti e di urne cinerarie in un unico tumulo sia o meno presente un feretro”. Dopo la riesumazione, i resti dei nostri cari sono stati ispezionati dal medico dell’ASL e messi in tre cassette in zinco sigillate. Dopo di che mi sono stati rilasciati tutti i documenti di trasporto, con la raccomandazione di consegnare, al più presto, le tre cassette al nostro Cimitero. E così abbiamo fatto. Solo che all’atto dell’emissione della certificazione, da parte dell’ufficio anagrafe mortuarie, per la loro collocazione nella nostra cella in concessione, sono sorte delle difficoltà. A dir loro, era possibile la loro collocazione in una cappella collettiva, del tipo aziendale. Fortunatamente, questa possibilità mi è stata offerta da un amico, ma in una catacomba, del tutto vetusta e, per questo, in via di smantellamento. Situazione assolutamente inaccettabile. Son ritornato allora dall’addetta all’anagrafe, per spiegare la situazione e per vedere se c’era altra via possibile, ricevendo risposta assolutamente negativa. Ho anche scritto una lettera al segretario generale del comune, suo superiore diretto, non ricevendo alcuna risposta diretta. Non sono stato neppure ricevuto. Guardando un po’ le disposizioni e cioè il regolamento di polizia mortuaria del nostro Comune ed il D.P.R. nr. da cui tutti i regolamenti locali traggono origine, mi sono accorto che poi non ci sono le limitazioni che la citata funzionaria mi aveva fatto capire. Anzi, guardando l’art. 27 del nostro regolamento, noto che esso richiama l’art. 50 del citato DPR 285/90, il quale ammette espressamente che i cadaveri dei non residenti in vita nel comune ed i resti mortali degli stessi possono essere ricevuti in una sepoltura privata esistente nel cimitero, esattamente quello che è il mio loculo in concessione. Interpreto male io le disposizioni oppure lei? Non si sa. Sta di fatto che ho dovuto fare il mio bravo esposto ai Carabinieri, che è stato subito trasmesso alla Procura della Repubblica di Barcellona P.G. presso la quale è stato aperto un fascicolo con la qualifica giuridica : CODICE PENALE Art. 328, per il momento solo in stato di indagini è solo una semplice ipotesi di reato. Edoardo Macri’ Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 1.519 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT