A dire il vero stavo cominciando a crederci. Vedendo il mare limpido di cui abbiamo goduto questa estate, le serate all’interno del castello che facevano “figo”, i nuovi percorsi all’interno della Fondazione Lucifero, avevo cominciato a pensare che quei quattro turisti che avevano scelto Milazzo per qualche giorno di relax, avrebbero fatto buona pubblicità al ritorno a casa. Pensieri di cui mi vergogno. Il brusco risveglio è avvenuto all’interno di un bar rinomato in passato per le buone granite. Mio fratello Massimo, in città per una breve vacanza, ha accompagnato i nipotini a mangiare una “fragola con panna”. Mentre comunica alla cassa ciò che vorrebbe consumare, i bambini si accavallano con la voce, sottolineando che vogliono anche la brioche.

La cassiera viene presa da un moto di rabbia. Strappa in modo plateale lo scontrino che stava digitando, e avverte: «Mettevi d’accordo, qui non abbiamo tempo da perdere». Una volta “concesso” lo scontrino mio fratello si avvicina al bancone e mentre lo favorisce al barista sottolinea il numero delle granite: «Lo stabilisco io quante granite le devo dare, mi dia lo scontrino» intima con il tono per nulla british. Pochi giorni dopo, mentre passeggiavamo in pieno centro, i bambini si avvicinano ad un chiosco e chiedono un gelato confezionato. La puzza che aleggiava non era invitante, ma apro le braccia. «Ce l’avete il Magnum?» chiede Gabriele, il primogenito. Con sofferenza il titolare snocciola i gusti dei quattro Magnum come una cantilena. Non c’è, però, il suo preferito. E chiede: «Ma non c’è quello normale?». «Te li ho elencati quelli che ci sono, non te li posso ripetere» replica il titolare. «Ok, ma ce l’ha il Calippo alla coca cola?». Non glielo avesse mai detto: «Insomma, prima mi fai elencare tutti i Magnum, ora mi chiedi del Calippo? Ti devi decidere, non è che possiamo perdere tempo». Immediatamente intervengo, mi scuso per il prezioso tempo che il bambino di 7 anni gli aveva fatto perdere, e l’ho lasciato servire mezza birra ad un tizio che barcollava, “cazziandolo” per avergli dato 20 centesimi in meno. Due esempi, apparentemente banali (ma ne potrei raccontare decine che non risparmiano albergatori e ristoratori), che dovrebbero far meditare a chi parla di turismo. A non rimanere indenni nemmeno gli amministratori. Oggi Milazzo in agosto ha pubblicato il video in cui si mostrava il degrado di un terrapieno, passaggio obbligato per scendere a mare, e le foto di una Fiat Panda del comune di Milazzo che ostruiva uno scivolo per disabili, scattate dal padre di una ragazzina diversamente abile. Sindaco e assessori hanno letto e commentato privatamente. Il terrapieno è rimasto sporco nonostante vi fosse in essere un appalto da oltre 100 mila euro che prevedeva la pulizia di queste aree, e nessun amministratore ha ritenuto opportuno scusarsi a nome dell’amministrazione per quel parcheggio inopportuno. Un piccolo gesto di umanità, nulla di più. Questo non vuole essere un atto di accusa nei confronti di commercianti o politici. Il vero problema è che purtroppo rappresentano in tutto e per tutto la nostra Milazzo.

GIANFRANCO CUSUMANO